Alcune considerazioni sui rapporti tra il quotidiano di Confindustria ed i commercialisti
Gentile Redazione,
durante la memorabile mattinata del 25 settembre 2017, in cerca di qualche conforto sulla seria problematica degli invii dello spesometro, mi imbattevo sul web in un articolo del quotidiano Il Sole 24 Ore dal titolo “Spesometro ancora in corto circuito”.
Letto il pezzo, più che dalla cronaca del ben noto disservizio con connotazioni di falla in ordine alla privacy dei dati, venivo colpito dall’articolazione discorsiva, che, nel susseguirsi cronologico delle argomentazioni, dava per primo ampio spazio alle formali doglianze presentate dal rappresentante dell’INT (Istituto nazionale tributaristi), ente la cui affiliazione è subordinata all’invio di una scheda di adesione; successivamente si poneva rilievo sulle specifiche problematiche di accesso ai siti dell’Agenzia delle Entrate e appunto di privacy dei dati; più oltre, solo al settimo e penultimo capoverso, veniva dato spazio all’evidenza che i commercialisti, nella persona del Presidente del Consiglio nazionale Massimo Miani, prendendo atto delle serie problematiche, chiedevano più rispetto per la professione oltre che interventi risolutori urgenti. All’ultimo e ottavo capoverso si dava altresì nota delle istanze rappresentate dal sindacato di categoria ANC nella persona dal Presidente Marco Cuchel.
Tale singolare ordine di considerazione mi ha istintivamente portato a voler conoscere il nome degli estensori dell’articolo, anche se solo per mera curiosità. Ma qui “il caso”, l’articolo era firmato dai giornalisti Francesca Milano e Giovanni Parente, il quale avevo appena avuto il piacere di seguire nelle vesti di moderatore incaricato dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili nel convegno nazionale del 22-23 settembre svoltosi in Montesilvano.
Orbene lo stesso giornalista, prescelto dal CNDCEC per la moderazione del proprio convegno nazionale (in forma gratuita o retribuita?), dopo appena 48 ore riserva alla categoria dei commercialisti un posto in un proprio articolo secondo evidentemente una ben precisa linea editoriale, propria ovvero della testata.
Da qui prendono avvio tutte le riflessioni sull’effettiva (sincera?) relazione tra il quotidiano di Confindustria e i commercialisti (nonostante l’apparente vicinanza visti gli incarichi di moderazione), evidenziandosi quindi una palese differenza di obiettivi tra le due sfere di operatività economica e sociale.
La categoria ha speso negli anni energie e risorse in comunicazione per evidenziare e affermare l’immagine del commercialista facendo grandi passi in avanti anche grazie all’attività sul territorio degli Ordini professionali, risultati che poi vengono in un attimo parzialmente frustrati da una simile linea editoriale, per di più perpetrata da soggetti in presunte “ottime relazioni”.
Infine, e in collegamento con le suddette tematiche, si deve rilevare che anche le relazioni della categoria con le istituzioni non hanno dato prova di essere ottime, visto lo spregiudicato trattamento riservato in occasione delle recenti criticità sullo spesometro, nonostante le rimostranze dei vertici della professione e dei principali sindacati, le quali, ormai è evidente, devono fare leva su una maggiore autorevolezza e su metodi più incisivi e alternativi ai semplici comunicati stampa.
Carlo De Vincenzi
Consigliere ODCEC Tivoli
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