ACCEDI
Domenica, 22 giugno 2025

INIZIATIVE DI CATEGORIA

Luchetta è il nuovo Vicepresidente del CNDCEC

/ REDAZIONE

Mercoledì, 15 gennaio 2020

x
STAMPA

Espletate le necessarie procedure burocratiche (tra cui le dimissioni dal Collegio nazionale di disciplina, causa incompatibilità), Giorgio Luchetta è diventato il nuovo Vicepresidente del CNDCEC. L’ufficialità della nomina è arrivata nella giornata di ieri, durante la quale si è tenuta la prima riunione del Consiglio del 2020, ma il suo nome era già stato indicato nel corso dell’ultima riunione dello scorso anno, quella in cui si è proceduto con la revoca dell’incarico a Davide Di Russo (si veda “Di Russo non è più Vicepresidente del CNDCEC” del 19 dicembre 2019).

Classe 1959, Luchetta vanta una lunga esperienza al servizio della categoria: il primo incarico istituzionale risale al 1998, come Consigliere del collegio dei Ragionieri di Ancona, di cui è stato Presidente dal 2006 al 2007. Dopo l’unificazione del 2008, ha assunto la carica di Vicepresidente dell’Ordine del capoluogo marchigiano fino al 2014, anno in cui approda in Consiglio nazionale.

“Questo nuovo incarico – commenta Luchetta – non farà altro che aumentare il mio impegno a favore della categoria. L’obiettivo è quello di ascoltare tutti, rimanendo però equidistante rispetto alle fazioni che si contenderanno le prossime elezioni”. All’interno del Consiglio nazionale, invece, il nuovo Vicepresidente proverà a “favorire il dialogo” tra tutti i componenti dell’ente, nel quale, specie negli ultimi mesi, non sono mancate diversità di vedute e frizioni (prova ne sia proprio la revoca dell’incarico a Di Russo).

Dal punto di vista tecnico, invece, Luchetta, che ha rinunciato al ruolo all’interno del Collegio di disciplina (in cui “lascio un pezzo di cuore”), continuerà a occuparsi delle sue aree di delega: deontologia, disciplina e compensi professionali. A questo proposito, l’intento è quello di “rendere più efficace l’interlocuzione con la politica. Vogliamo essere ancora più presenti per  affermare la credibilità della professione e ottenere risultati concreti, ad esempio, sul tema dell’equo compenso”.

TORNA SU