Per formare una lista unica serve prima di tutto essere credibili
Caro Direttore,
è di stretta attualità, all’interno della Categoria, il tema della lista unica: sono in tanti a sostenere che, con questo tipo di scelta, vengano meno la partecipazione e la democrazia.
Non sono affatto d’accordo perché so quanta politica, quanta voglia e quanti buoni propositi ci sono allorquando si riesce ad averla, una lista unica! So che, per riuscirci, è necessario avere la stima di tanti colleghi; serve innanzitutto essere credibili.
Queste scelte non avvengono per caso. Si costruiscono per tempo con comportamenti concludenti.
Sono candidato alla Presidenza dell’Ordine di Napoli e qui abbiamo un’unica lista, presentata grazie alla condivisione di tanti, per la prossima tornata elettorale. Per inciso a Napoli siamo circa 5.000 iscritti: cosa significa questo? Che da noi c’è disinteresse? Che da noi va tutto bene e che da noi non ci sono alternative?
Non credo, anzi so per certo che non è così!
Qui, come in tanti altri Ordini, c’è interesse alla cosa pubblica, ci sono alternative e c’è la consapevolezza che le cose possano andare meglio solo se si lavora insieme.
Il punto è proprio questo: in alcuni casi non si riesce a mettere tutti insieme dietro a un progetto unico; in altri casi, per fortuna in tanti, ci si è riusciti, trovando un accordo equilibrato, rinunciando ognuno a qualcosa, perché si è provato a riconoscere il valore delle altre parti sedute al tavolo comune. La lista unica, là dove si raggiunge, è comunque essa stessa un valore: un esempio positivo da ricercare.
La discussione elettorale la si inizia prima, con la volontà di farlo seriamente, per arrivare a un risultato che unisca il gruppo che dovrà poi lavorare insieme. Non è vero che ci si annulla; ma soprattutto non è vero che si debba essere uguali a come siamo da sempre abituati: con lo scontro estremo, con le parole di pietra, con la divisione fra amici e nemici e con i ricorsi!
Perché, lo ricordo a me stesso, nel giro di 30 giorni sono già piovuti due ricorsi che provano a fermare il processo democratico. Questi atti sono un vero attacco diretto alla categoria. Queste cose rendono facili affermazioni come la classica “ma chi te lo fa fare?”. Questi eventi causidici, questo tipo di campagna, fa allontanare i migliori e spaventare chi ci guarda.
Non altro: non la capacità di mettere insieme delle persone dietro a un’idea di sviluppo e di professione.
Permettetemi un passaggio: per avvicinare i giovani serve chiarezza, ascolto e serietà. Loro guardano poco a chi presenta le liste o a quante liste ci sono; tutti loro vogliono invece esempi che li convincano a rischiare. Perché la politica di categoria può essere un rischio di distrazione dalla professione: non vogliono un’arena in cui combattere con ogni mezzo.
Serve quindi la capacità di convincerli che questa è la scelta giusta per poter fare grandi cose. Per questo serve coraggio, coerenza e i toni giusti per essere ascoltati, non una lite continua.
Quindi ringrazio nuovamente la squadra che si è formata a Napoli: la ringrazio per avermi scelto e per aver fatto tutti un sacrificio, rinunciando a un posto o a una propria convinzione, per essere più grandi insieme. Andiamo avanti: continuiamo con il dialogo e con l’ascolto, continuiamo a ricercare una narrazione diversa che ci faccia crescere e diventare migliori.
Do infine una notizia: lo si può fare anche durante una campagna elettorale a più liste, con toni diversi rispetto a quelli a cui assistiamo costantemente, se lo si vuole. Ma non deve essere un peccato farlo prima!
Un accordo è sempre sintomo di umiltà e intelligenza, il resto no.
Ps. Anziché delle liste uniche, preoccupiamoci invece seriamente di imparare a costruire insieme.
Matteo De Lise
Candidato alla Presidenza dell’ODCEC di Napoli
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