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Mercoledì, 20 agosto 2025 - Aggiornato alle 6.00

LAVORO & PREVIDENZA

In caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo il datore deve proporre il demansionamento

Il recesso deve rappresentare l’extrema ratio per il datore di lavoro, da utilizzare soltanto se non è possibile reimpiegare utilmente il lavoratore

/ Federico ANDREOZZI

Venerdì, 4 luglio 2025

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In materia di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, l’onere di reimpiego del lavoratore in mansioni diverse, benché non costituisca un requisito espresso a livello normativo, è stato elaborato dalla giurisprudenza di legittimità in forza del principio generale secondo cui il recesso datoriale deve rappresentare sempre una extrema ratio; laddove la collocazione alternativa al licenziamento comporti l’assegnazione a mansioni inferiori, il datore è tenuto a prospettare al lavoratore il demansionamento, in attuazione del principio di correttezza e buona fede, potendo recedere dal rapporto soltanto nel caso in cui la soluzione alternativa non venga accettata dal prestatore di lavoro.
In questi termini si è pronunciata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 18063 di ieri,

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