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Venerdì, 7 novembre 2025 - Aggiornato alle 6.00

LETTERE

Proviamo a fare chiarezza sul contenuto dei documenti di bilancio del CNDCEC

Venerdì, 7 novembre 2025

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Gentile Redazione,
nei giorni passati abbiamo assistito a un dibattito (meglio sarebbe dire: un battibecco) fra esponenti di spicco della categoria professionale sul significato e sul contenuto dei documenti di bilancio del Consiglio nazionale.
Il conto consuntivo 2024 evidenzia un “disavanzo economico di esercizio” di 958.410,83 e un “avanzo di amministrazione” di 16.578.952,50.

Qualcuno ha messo in evidenza che il “disavanzo economico di esercizio” corrisponde a una perdita rilevata nella gestione dell’esercizio corrente e qualcun altro ha invece posto l’accento sulla presenza di un rilevante “avanzo di amministrazione”, affermando che il “disavanzo economico di esercizio” non costituisce un dato rilevante.
Le due tesi sono state difese con argomenti precisi (la prima) e un po’ confusi (la seconda).
Credo dunque che valga la pena di fare un breve commento, un elzeviro, sulla questione.

I due risultati hanno significato assolutamente diverso: l’avanzo è una grandezza finanziaria, e si riferisce all’eccedenza delle entrate (incassi più crediti) sulle uscite (pagamenti più debiti); è un risultato che evidenzia il flusso finanziario della gestione, e si somma ai risultati degli esercizi precedenti; è un risultato tipico della contabilità finanziaria.
L’utile o la perdita invece rappresenta il risultato della somma algebrica fra componenti economiche positive (proventi, ricavi) e componenti economiche negative (costi, oneri, perdite) sostenute nell’esercizio.
Se l’avanzo di amministrazione indica che il soggetto ha accertato entrate maggiori rispetto alle spese impegnate (attenzione alla differenza concettuale fra spese e costi!: ad esempio, pagare la rata di un debito è una spesa, ma non un costo; eseguire gli ammortamenti dei beni è un costo, ma non una spesa), il disavanzo economico esprime l’andamento dell’esercizio in termini di costi e ricavi, con una prevalenza dei costi sostenuti rispetto ai ricavi realizzati.
Naturalmente, il disavanzo economico si riflette nello Stato patrimoniale provocando una riduzione del patrimonio netto.

Ebbene, nel nostro caso una parte ha affermato che il disavanzo economico dell’esercizio mette in evidenza che la gestione 2024 ha chiuso “in rosso” con una diminuzione del patrimonio causata dall’aumento dei costi; e l’altra parte ha replicato che si è in presenza di un cospicuo avanzo e quindi non c’è nessun bilancio “in rosso”; il disavanzo economico è causato da fatti contingenti e non è strutturale.
Nelle sue repliche, aggiunge che chi parla di “perdita” non distingue l’avanzo (tipico della contabilità pubblica) dalla perdita (tipica della contabilità delle imprese private). Ma l’altra parte replica dicendo che conosce benissimo la distinzione e che l’unica cosa che conta è che la gestione del periodo non è in equilibrio fra costi e ricavi.

È il caso di provare a fare chiarezza: è certo che il bilancio del CNDCEC vanta un avanzo di amministrazione, peraltro confermato da cospicue risorse liquide, assai rilevante e in grandissima parte accumulato durante gli anni.
A margine, si deve osservare che il contenuto dell’avanzo come risultante della somma algebrica di “cassa finale + residui attivi – residui passivi” può essere influenzato (e si esclude che in questo caso lo sia) da una mancata svalutazione di residui attivi di dubbia e difficile esazione e da una mancata contabilizzazione di residui passivi mandati in economia. Ma avanzo c’è, e non si discute.

Altrettanto vero e inoppugnabile è che la gestione economica del 2024 ha rilevato una perdita, un disavanzo economico, di quasi un milione di euro, e non vale affermare che il disavanzo economico dipenda dai trasferimenti straordinari agli Ordini, come qualcuno ha tenuto a sottolineare: perché se è vero che nel 2024 ci sono stati impegni di spesa per trasferimenti straordinari agli Ordini per 2.405.600, è altrettanto vero che nello stesso anno il gettito delle quote da parte degli Ordini è cresciuto di 2.591.750. E dunque il maggior gettito ha finanziato i trasferimenti straordinari per intero.

La perdita-disavanzo economico va individuata nell’aumento di spese (o costi) che nell’anno sono stati sostenuti; ad esempio, e senza inutilmente approfondire le voci di bilancio, nel 2023 le spese per organi istituzionali (consiglio, commissioni disciplina, comitato pari opportunità) sono state rilevate per 2.553.050; nel 2024 sono cresciute a 2.929.538: dalla osservazione di questa sola voce si individua più di un terzo del disavanzo.

Ora, e senza voler proseguire nella polemica che ha già troppo impegnato gli autori degli scritti e diversi partigiani dell’una e dell’altra parte, è forse il caso di moderare i termini della questione, senza chiamare in causa né la dottrina ragionieristica, né la deontologia, né la correttezza.
È un dato di fatto che la gestione 2024 chiude con una eccedenza di costi sui ricavi; è altrettanto un dato di fatto che l’eccedenza di costi sui ricavi non è motivabile con i trasferimenti straordinari agli Ordini. È infine un ulteriore dato di fatto che i conti del CNDCEC sono solidi e possono contare su risorse accumulate (gli avanzi) che non mettono a rischio nulla.
Ci sarebbe poi da chiedersi il perché di tanto avanzo accumulato e non impiegato: ma questo è altro discorso, che non riguarda la discussione in corso.


Paolo Longoni
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano

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