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Le associazioni imprenditoriali chiedono di «rivedere» gli accertamenti esecutivi

/ REDAZIONE

Venerdì, 10 giugno 2011

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È fondamentale che l’impresa possa far valere in sede giudiziaria le proprie ragioni senza limitazioni temporali che rischiano di penalizzare il contribuente onesto a fronte di pretese ingiustificate da parte del Fisco. La richiesta arriva da un comunicato stampa congiunto di Confindustria, Rete Imprese Italia e Alleanza delle Cooperative Italiane.

La questione è ancora quella degli avvisi di accertamento, che dal 1° luglio saranno immediatamente esecutivi, trascorsi 90 giorni dalla notifica. Il contribuente - si legge nel comunicato - può far ricorso e chiedere al giudice la sospensiva dell’azione esecutiva. Il problema, però, è che, in base al DL Sviluppo, se tale sospensiva non viene decisa dal giudice entro 120 giorni, Equitalia può comunque procedere al recupero forzato delle somme. Sarebbe di fatto - aggiungono le associazioni imprenditoriali - la reintroduzione del principio del solve et repete, già dichiarato inammissibile dalla Corte Costituzionale nel 1961.

Il comunicato evidenzia che i tempi medi di pronuncia delle Commissioni tributarie provinciali sulle richieste di sospensione sono superiori a 6 mesi e vi è una elevata variabilità di tali tempi, tra le varie Commissioni tributarie provinciali. Inoltre, in circa la metà dei casi le richieste di sospensiva sono accolte dal giudice. “Questa norma lede l’elementare diritto del contribuente ad una giusta difesa, peggiora il rapporto tra contribuente ed amministrazione fiscale ed è assolutamente inaccettabile. È quindi necessario - chiedono Confindustria, Rete Imprese Italia e Alleanza delle Cooperative Italiane - prevedere espressamente che l’azione esecutiva rimanga sospesa fino a quando il giudice non si sia pronunciato sull’eventuale istanza di sospensiva. (Redazione)

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