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LETTERE

Difficile far capire ai nostri clienti la necessità degli strumenti anti-evasione

Mercoledì, 14 settembre 2011

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Caro Direttore,
ho letto con attenzione e interesse le tue considerazioni sul “dopo manovra”. Non posso peraltro astenermi da alcune osservazioni.

Prima di parlare di “scampato pericolo”, bisognerebbe dire che la manovra non è stata sufficiente a salvare l’Italia dal rischio default. La Borsa di Milano è ancora e spesso maglia nera e lo spread dei nostri titoli di Stato sul Bund è tornato sopra i 350 bp (che, tenuto conto dell’ammontare del debito pubblico, significa oltre 66 miliardi l’anno di maggior costo – oltre la remunerazione del capitale – come conseguenza dell’inaffidabilità del Governo e del “sistema Italia”) e (incredibile ma vero) si è allargato (a nostro svantaggio) lo spread fra i nostri titoli e i bonos spagnoli!

Bisognerebbe dire (ci piaccia o no) che i mercati internazionali hanno accolto con sfavore l’affossamento delle liberalizzazioni (tariffa degli avvocati, farmacisti, tassisti e così via).
Di fronte a questa situazione, che rasenta il disastro, bisognerà fare qualcosa e noi commercialisti, che ci vantiamo di essere esperti in economia e bilanci, non possiamo astenerci dal dirlo.

Quanto ai rapporti con la Pubblica Amministrazione in genere e l’Amministrazione finanziaria in particolare, bisognerebbe dire che è arduo spiegare e far accettare ai nostri clienti provvedimenti, come la tracciabilità delle transazioni finanziarie, anche di lieve ammontare, e altre forme di pur legittimo contrasto all’evasione (che le stime quantificano in oltre 120 miliardi l’anno), quando le patrie gazzette ci raccontano ogni giorno di pagamenti di centinaia di migliaia di euro in contanti a escort, ruffiani e altri, effettuati dalle più alte cariche dello Stato.

E, aggiungo, non è assurdo e immorale che i redditi da prostituzione siano esenti da imposte?


Giancarlo Tomasin
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Venezia


***


Caro Collega,
non si può che essere d’accordo con buona parte delle cose che osservi.

Di scampati pericoli ce ne sono pochi, ma uno di questi è oggettivamente qualcosa su cui la nostra categoria si è giustamente battuta in tutti i modi sin dalle prime avvisaglie che anticiparono la manovra di luglio.

Quanto alla difficoltà di far comprendere ai nostri clienti la necessità di accettare e condividere norme draconiane sul fronte della tracciabilità finanziaria, è fuori di dubbio che, con gli esempi dati anche di recente dalla classe politica che andrebbe ad introdurre queste norme, si rischia di passare per fessi.

In verità, oggi come oggi, si rischia di passare per fessi anche ad affermare, più genericamente, che le tasse vanno pagate “senza se e senza ma”, posto che quella stessa classe politica ci offre un “se” e un “ma” al giorno, con la scarsa trasparenza dei suoi comportamenti e con la chiara ritrosia ad imporsi sacrifici e adottare scelte coraggiose.

Non è però un caso che, nell’editoriale da te richiamato, l’auspicato interlocutore sia l’Amministrazione finanziaria.

Nel privato come nella Pubblica Amministrazione, deve crescere la consapevolezza che, se si vogliono trovare risposte ad alcuni problemi “storici” del Paese, non si può continuare ad attenderli passivamente da coloro che negli ultimi quindici anni si sono dati reciprocamente la staffetta alla guida (?) del Paese.


Enrico Zanetti
Direttore Eutekne.Info

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