Dichiarazioni d’intento false, l’IVA è dovuta dal cedente
La sentenza della Suprema Corte riguarda il cedente che riceve le false dichiarazioni d’intento dalla «cartiera»
Il soggetto che, sulla base di dichiarazioni d’intento false prodotte dall’acquirente, emette fattura in regime di non imponibilità, è tenuto a versare la relativa IVA, con sanzioni e interessi, se l’Amministrazione finanziaria, contestandogli la mancata applicazione dell’imposta, allega elementi diretti a provare il suo coinvolgimento nella frode posta in essere dall’acquirente. È quanto si desume dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 23610 dell’11 novembre 2011.
Il meccanismo frodatorio oggetto della sentenza è ormai noto e, purtroppo, ancora diffuso: generalmente, una società “cartiera” emette delle dichiarazioni, con le quali richiede al proprio fornitore (cedente) di emettere fatture nei suoi confronti senza applicazione dell’IVA, ...
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