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Decreto «Salva Italia», si va di nuovo verso la fiducia

/ REDAZIONE

Mercoledì, 21 dicembre 2011

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Non sono gli emendamenti l’oggetto della battaglia politica e parlamentare sulla manovra in Senato, visto che il decreto è blindato e il Governo, con ogni probabilità, porrà la fiducia già oggi; sono invece gli ordini del giorno, cioè gli impegni futuri che si chiede all’Esecutivo di onorare, al centro di un braccio di ferro dei partiti con il Governo e anche tra gli stessi gruppi. Primo tra tutti quello sull’asta sulle frequenze Tv.

Ieri, alle Commissioni Bilancio e Finanze del Senato, quando alle 12 è scaduto il termine per presentare gli emendamenti, sono arrivate 180 proposte di modifica: 46 dall’Idv, 60 dalla Lega e i restanti da singoli senatori. Ma il Governo non ha alcuna intenzione di toccare il decreto, che obbligherebbe una terza lettura alla Camera. Un segnale negativo per i mercati, specie in periodi turbolenti come questi. E infatti il viceministro Vittorio Grilli ha aperto a correzioni in successivi provvedimenti (“semmai più avanti”). Parere negativo è stato dato anche dai relatori delle due Commissioni, Paolo Tancredi (Pdl) e Giuliano Barbolini (Pd).

Diverso è il discorso per gli ordini del giorno. Il problema è che alcuni di essi creano problemi all’interno della maggioranza parlamentare che sostiene il governo Monti. Il più noto è quello che chiede l’abrogazione del cosiddetto “beauty contest” per assegnare le frequenze Tv, prevedendo invece un’asta onerosa: lo propongono il Pd, Idv e la Lega, ma appena ieri Silvio Berlusconi aveva chiuso il discorso. Ma anche altri ordini del giorno presentati dal Pd collidono con le istanze del Pdl: per esempio alcuni sulle liberalizzazioni nelle professioni o quello che chiede al Governo un accordo con la Svizzera, simile a quelli sottoscritti da Germania e Gran Bretagna, per tassare i capitali depositati nelle banche Svizzere. Poi ci sono quelli che “imbarazzano” il Governo, come quello dell’Udc sull’IMU sugli edifici rurali, o il documento del Pd che chiede una correzione della riforma delle pensioni. Le resistenze dell’Esecutivo hanno sempre la stessa motivazione: le coperture. Il messaggio ai mercati deve essere quello che d’ora in poi non ci saranno più smagliature al rigore fiscale. (Redazione)

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