Il «reclamo» è pensato per far desistere i contribuenti dalle contestazioni
Gentile Redazione,
ho letto con vivo interesse il vostro articolo relativo all’incontro che si terrà il prossimo 17 aprile a Cagliari, tra professionisti e Agenzia delle Entrate, in merito al nuovo istituto del reclamo (si veda “A Cagliari, Agenzia e professionisti discutono di mediazione tributaria” del 5 aprile 2012).
Ritengo doveroso che venga dato ampio risalto a tale incontro e alle indicazioni che da esso proverranno, visti anche i condivisibili argomenti contrari indicati dal Presidente dell’Ordine di Cagliari.
Credo, infatti, che le argomentazioni finora espresse dall’Agenzia delle Entrate a sostegno di tale istituto siano facilmente confutabili, in quanto prive di valide ragioni.
Ritenere che la terzietà del mediatore sia inutile, come dichiarato dal Direttore Attilio Befera, oltre a dimostrare un’insofferenza verso i giudici tributari, evidenzia una superbia che negli ultimi tempi pervade gli uffici locali dell’Agenzia.
Sostenere che la mediazione fiscale avrà successo in quanto a dirimere le questioni reclamabili saranno gli uffici legali delle Direzioni Provinciali e non gli uffici del contenzioso, è come nascondersi dietro una foglia di fico: nella maggior parte dei casi, entrambi gli Uffici rispondono allo stesso dirigente.
Appare partanto poco credibile che il dirigente che ha firmato un avviso di accertamento possa, poi, sottoscrivere un atto di mediazione.
E se invece così fosse, l’istituto del reclamo non avrebbe comunque alcun senso, in quanto tale identica procedura potrebbe benissimo essere attuata già ora con gli istituti dell’autotutela e dell’accertamento con adesione.
Tutti noi, che operiamo giornalmente con gli uffici dell’Agenzia delle Entrate, conosciamo bene la rigidità con cui i funzionari approcciano tali procedure: trincerandosi dietro le indicazioni delle circolari ministeriali.
Dovrebbe cambiare qualcosa con il reclamo? Forse che, se si fa reclamo, le indicazioni di tali circolari non avranno più alcun peso nei confronti dei funzionari?
Si sa che a pensar male si fa peccato, ma molto spesso si indovina: come emerge dal sentore degli addetti ai lavori, tale istituto è stato pensato per far desistere il più possibile i contribuenti dal contestare gli addebiti dell’Amministrazione finanziaria e, quando comunque essi vogliano contestarli, avere in anticipo tutti gli argomenti difensivi per poterli confutare.
Magari mi sbaglio, magari no.
Adriano Pietrobon
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Treviso
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Caro Collega,
sin dallo scorso autunno questo giornale non ha mai glissato sulle incongruenze tecniche, politiche e persino costituzionali che accompagnano l’istituto della mediazione-reclamo.
Per quel che può costituire una rassicurazione, ho volentieri accettato il cortese invito del Presidente dell’Ordine di Cagliari, Giancarlo Murgia, e perorerò anche in quella tavola rotonda quello che è un diffuso convincimento, non soltanto all’interno della nostra categoria.
Credo peraltro che, avendola così fortemente sponsorizzata, gravi proprio sull’Agenzia delle Entrate la buona riuscita della mediazione-reclamo, così da smentire nei fatti le tante perplessità messe in campo, come senz’altro le auguriamo sin d’ora di riuscire a fare.
In un contesto tributario che sempre più trasla gli oneri sui contribuenti, è proprio il caso di dire che questa volta l’onere della prova contraria tocchi all’Amministrazione finanziaria.
Enrico Zanetti
Direttore Eutekne.Info
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