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LETTERE

Ancora scarsa trasparenza sul Redditest

Martedì, 27 novembre 2012

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Caro Direttore,
nel condividere le perplessità sollevate su Eutekne.info a proposito di Redditest (si veda “La luce verde del Redditest non «protegge» dall’accertamento” del 24 novembre), ne evidenzio altre, anche in considerazione di come questo strumento viene percepito nei dibattiti televisivi.

Mi riferisco, in particolare, alla scarsità di trasparenza sia dello strumento in sé sia delle dichiarazioni del Direttore Befera.

Quanto allo strumento, evidenzio:
- l’assenza di trasparenza sui calcoli. Non è dato sapere per ciascuna voce l’incidenza sul reddito presunto. Questo fatto è particolarmente importante, considerando che gli indicatori incidono in modo diverso e imprevedibile sul risultato e con una “forza di convincimento” diversa: se infatti, a fronte di una spesa sostenuta di 100 si sottendesse un reddito di 100, ci sarebbe poco da “ridire”. Laddove, però, la spesa di 100 sottenda un reddito di 1000, la faccenda è ben diversa, potendo evidentemente eccepire la significatività della presunzione;

- la mescolanza di utilizzo di informazioni di tipo patrimoniale con quelle di tipo reddituale. Ovviamente se Tizio spende 3.000 per un viaggio che avrebbe ben potuto evitare, significa che quei 3.000 li avrà pur guadagnati. Se invece Tizio è proprietario di un immobile (o di un’auto) comprata anni prima, la presunzione di reddito sottesa è più debole (piuttosto che vendere un immobile per risparmiare una parte delle spese condominiali, le pago con i risparmi, o mi indebito con i parenti o, addirittura, nemmeno le pago, in attesa di tempi migliori);

- l’indeterminatezza del risultato: non si sa se e di quanto si sia sopra o sotto il limite. Con la conseguenza che anche chi è “verde” con largo margine, temendo di esserlo per poco, tenderà ad adottare quegli escamotages evidenziati in TV (acquisti in contanti anche oltre i 1.000 euro) per non correre rischi. E senza per questo essere un evasore fiscale.

Quanto alle dichiarazioni del Direttore, non è chiaro cosa significhi utilizzare lo strumento solo per casi di rilevante scostamento, ovvero non utilizzarlo per casi marginali.
A parte il fatto che dubito l’Amministrazione possa avere un tale margine di discrezionalità, se mai fosse, sarebbe estremamente pericoloso lasciarla alla mera sensibilità dell’Agenzia (e, a cascata, dei funzionari), soprattutto in considerazione del fatto che l’Agenzia non misura se stessa sulla base della correttezza del suo comportamento, quanto piuttosto sul quantum riscosso, nel presupposto di essere l’avvocato del Fisco e non un esecutore imparziale della legge.

Ciò lascia particolarmente frastornati, laddove si dimostra, leggendo le statistiche del contenzioso tributario, che le contestazioni errate dell’Agenzia si quantificano nell’ordine del migliaio al giorno.

Quale grado di fiducia si può riporre in un ente pubblico che, con una frequenza impressionante, muove contestazioni errate?


Giampiero Guarnerio
Delegato per Milano dell’A.N.D.C. – Associazione Nazionale Tutela Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili

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