Web tax a rischio di censura comunitaria
Si tratta dell’obbligo, nei rapporti «B2B», di acquistare i servizi on line, compresa la pubblicità, da titolari di una partita IVA italiana
Con un emendamento approvato in Commissione Bilancio alla Camera, nel disegno di legge di stabilità 2014 ha fatto ingresso la Web Tax, con la quale l’Italia intende contrastare i colossi mondiali del commercio elettronico, come Google, Apple e Amazon, che realizzano ingenti ricavi nel nostro Paese pagando le imposte altrove; nello specifico, dove il carico fiscale complessivo è di gran lunga inferiore rispetto a quello che grava sulle imprese domestiche.
Per ragioni di equità, allora, la nuova norma (art. 17-bis del DPR n. 633/1972), che si compone di due commi, equipara i soggetti esteri a quelli nazionali.
In buona sostanza, per i redditi realizzati in Italia, perché l’esercente un negozio “fisico” deve pagare più imposte di chi gestisce un negozio “virtuale” ...