Spesometro gravoso non solo per gli enti pubblici, ma anche per i professionisti
Egregio Direttore,
leggendo il Provvedimento correttivo dell’Agenzia delle Entrate del 31 marzo scorso (si veda “Spesometro light per commercianti al minuto e agenzie di viaggio” del 1° aprile), ho tirato un sospiro di sollievo. Ero davvero in ansia, ma fortunatamente anche quest’anno, così come per le annualità 2012 e 2013, per le Amministrazioni pubbliche di cui all’art. 1, comma 2 della L. 31 dicembre 2009 n. 196, nonché per quelle autonome, è arrivata la tanto attesa completa esclusione dalla comunicazione delle operazioni rilevanti ai fini IVA.
Un provvedimento che viaggia nella direzione del buon senso e che, implicitamente, tratteggia la non essenzialità di quei dati solo quando provengono dalla parte pubblica della società. È ovvio sia così. In fondo, tutto ciò che fa l’Amministrazione pubblica ha fede privilegiata rispetto alla parte privata di questo Paese.
Le motivazioni di tale esclusione sono più che condivisibili e assolutamente palmari. Il Provvedimento in parola, infatti, attesi i gravosi obblighi “in materia di emissione, trasmissione e ricevimento della fattura elettronica” e quelli legati all’introduzione del meccanismo dello split payment, rileva che operativamente le pubbliche amministrazioni “devono quindi adeguare infrastrutture informatiche, sistemi contabili e procedure interne per la ricezione e la contabilizzazione dei flussi elettronici di fatturazione, nonché per il versamento all’erario dell’Iva dovuta dai fornitori di beni e servizi”. Pertanto, “in un’ottica di progressiva semplificazione degli adempimenti di natura tributaria e al fine di non gravare di ulteriori incombenze gli enti pubblici”, in capo alle Amministrazioni pubbliche e autonome matura anche quest’anno la totale esclusione dal predetto adempimento.
“Progressiva semplificazione” ed evitare ulteriori (inutili, ndr) incombenze, questa si che è musica per le orecchie dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, peccato solo che le cuffie siano state calzate sulle teste degli enti pubblici e non anche su quelle dei colleghi, i quali, pertanto, ascolteranno la solita vecchia musica.
Qualcuno dimentica, forse, che anche la nostra categoria si è dovuta confrontare, a voler considerare solo talune delle novità introdotte nel 2015, con il nuovo meccanismo dello split payment, con l’estensione del reverse charge a determinate attività produttive e con la mole di lavoro aggiuntivo imputabile alla Certificazione Unica, ma tanto, si sa, noi siamo figli di un Dio minore. Tempo speso per studiare e approfondire, per riferire alla clientela la nuova normativa e spesso per istruirla anche dal punto di vista strettamente operativo, nonché per controllare la correttezza formale e sostanziale delle procedure amministrative e contabili messe in atto, ma tutto questo è, per molti, scontato e pacifico si debba fare da parte nostra.
Non possiamo chiedere parità di trattamento, sarebbe davvero troppo, ma possiamo pretendere rispetto per il nostro lavoro e per le nostre esigenze, questo sì.
Per questi motivi, e non solo per questi, raccolgo con estremo favore il fermento sindacale che in questi ultimi giorni si va coagulando intorno all’ipotesi di un’auspicata e programmata astensione collettiva, rispetto alla quale la nostra categoria non può e non deve sottrarsi.
Posto che i tempi sono più che maturi, la nostra categoria saprà esserlo altrettanto? Sono sicuro di sì.
Non deludiamoci a vicenda, ne va della nostra stessa sopravvivenza.
Marco Cramarossa
Presidente Probiviri UGDCEC di Bari e Trani
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