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«Ne bis in idem» ai giudici di merito

La Cassazione ritiene che la violazione del divieto non possa essere invocata in sede di legittimità, dove sono preclusi i necessari accertamenti di fatto

/ Maurizio MEOLI

Giovedì, 21 maggio 2015

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Ancora la potenziale violazione del divieto del “ne bis in idem” all’attenzione della Suprema Corte, che affronta il tema con la sentenza n. 20887 depositata ieri. Nel caso di specie, il legale rappresentante di una srl, avendo integrato la fattispecie di omesso versamento IVA, veniva “colpito” da un provvedimento di sequestro per equivalente, in funzione della successiva confisca, dei saldi presenti sui propri conti correnti fino alla corrispondenza dell’imposta evasa. In seguito alla rateizzazione del debito tributario, ed in esito ai primi versamenti, l’entità del sequestro veniva proporzionalmente ridotta; ciò conformemente ad un consolidato orientamento dei giudici di legittimità (cfr., tra le altre, Cass. n. 13011/2015, n. 6635/2014 e n. 3260/2013).

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