La Cassazione blocca gli accertamenti sul consumo di caffè
Il quantitativo di caffè utile per una tazzina va dimostrato, non rientra nel fatto notorio
Il quantitativo di caffè necessario per servire la tipica tazzina da bar, così come il ricarico medio applicato da quest’ultimo sui prodotti rivenduti, non costituiscono un fatto notorio e, pertanto, l’Amministrazione non può basarsi su di essi per la ricostruzione induttiva dei ricavi. È questo l’importante principio stabilito dalla Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10204/2016.
Il substrato normativo dell’accertamento analitico-induttivo è costituito dall’art. 39, comma 1, lettera d), ultimo periodo, del DPR 600/1973 , per le imposte sui redditi, e dall’articolo 54, comma 2, ultimo periodo del DPR 633/1972, per l’IVA. Tali disposizioni (insieme all’art. 62-sexies, comma 3 del DL 331/1993) consentono agli Uffici di rettificare le dichiarazioni ...
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