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Per l’interpretazione del testamento conta la reale volontà del testatore

La Cassazione, chiamata a decidere sulla qualifica come eredi o legatari, ha stabilito che se l’interpretazione è coerente non è sindacabile

/ Antonino RUSSO

Giovedì, 11 gennaio 2018

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Non è sindacabile in sede di legittimità la motivazione della sentenza che, coerentemente con le risultanze processuali, fornisca l’interpretazione di un testamento in maniera conforme al principio generale di ermeneutica espresso all’art. 1362 c.c.
Lo afferma la Cassazione nella sentenza n. 23393/2017, dopo aver ricordato che, facendo applicazione dell’art. 1362 c.c. anche in materia testamentaria, il giudice deve accertare “quale sia stata l’effettiva volontà del testatore comunque espressa, considerando congiuntamente, e in modo coordinato, l’elemento letterale e quello logico dell’atto unilaterale mortis causa, salvaguardando il rispetto, in materia, del principio di conservazione del testamento” (Cass. nn. 23278/2013, 468/2010 e

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