L’effetto incentivante dell’IRES ridotta su utili reinvestiti è tutto da verificare
Gentile Redazione,
la legge di bilancio 2019 introduce una nuova misura agevolativa che intenderebbe incentivare alcuni investimenti in capitale fisso e le assunzioni incrementali di personale dipendente. La complessità del calcolo, tuttavia, rende estremamente difficile predeterminarne i benefici fiscali e finisce col comprometterne l’effetto incentivante.
Il meccanismo, fra l’altro, prevede un intricato sistema di riporto in avanti delle eccedenze inutilizzate, lo sdoppiamento dell’aliquota IRES e ulteriori difficoltà nei casi in cui l’imponibile non venga determinato individualmente (consolidato fiscale e trasparenza).
La nuova agevolazione, ovviamente, viene introdotta con la contemporanea abrogazione di altre precedentemente in vigore (ACE e super-ammortamenti), con un impatto netto tutto da verificare.
È facile prevedere che, anche a causa della sua inutile complessità, pure questa misura sarà cancellata nel giro di pochi anni, come già è accaduto per le precedenti agevolazioni in qualche misura analoghe quali la Dual Income Tax (1998-2003) e l’Aiuto alla crescita economica (2011-2018), peraltro più volte modificate e depotenziate nel corso della loro breve esistenza.
Nel frattempo, a fronte di obiettivi tanto modesti, sarà stato necessario rilasciare numerosi documenti di prassi, introdurre nuove procedure di raccolta dei dati rilevanti, modificare significativamente i modelli delle dichiarazioni e le relative istruzioni, adeguare i software gestionali, addestrare il personale interessato all’elaborazione, prevedere idonee procedure di verifica fiscale da parte dell’Amministrazione e gestire l’inevitabile contenzioso.
Come viene puntualmente rilevato da tutti gli osservatori, simili novità legislative hanno un impatto rilevante in termini di risorse impiegate in attività improduttive e tendono quindi a ridurre la competitività del Paese che già soffre di eccesso di burocratizzazione.
Sarebbe preferibile implementare (davvero) un modello alternativo che eviti completamente le agevolazioni particolari e miri alla riduzione della fiscalità complessiva, nei limiti delle risorse disponibili, puntando su misure sistematiche di semplificazione.
Uno degli interventi più urgenti (da tutti sollecitato ma ad oggi incompiuto) consisterebbe nel definitivo superamento dell’IRAP (che in un ventennio è già stata riformata più volte ed ha provocato un contenzioso enorme), senza prevedere alcuna nuova imposta in sostituzione ma, al limite, con l’istituzione di un’addizionale regionale dell’imposta sul reddito.
Non meno pressante sarebbe l’esigenza di recuperare la linearità e la coerenza del Testo unico delle imposte sui redditi, eliminando una pletora di eccezioni alla piena deducibilità dei costi delle imprese (e dei professionisti) dettate esclusivamente da esigenze di gettito.
E sarebbe solamente l’inizio...
Guido Costa
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano
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