Sullo stato della professione dovremmo farci sentire ai tavoli che contano
Gentile Redazione,
scrivo alcune mie considerazioni in merito ad alcune dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal Presidente Miani sul tema delle specializzazioni e sullo stato della professione.
La crisi della professione è iniziata con l’approvazione dell’attuale codice deontologico laddove all’articolo 5 viene prevista come cardine della professione la tutela dell’interesse pubblico in luogo dell’interesse del cliente (come previsto per le altre professioni).
Questo ha comportato a cascata:
- la previsione “europeista” dell’antiriciclaggio, laddove in Europa la professione di commercialista non esiste. Noi soggiacciamo a una normativa antiriciclaggio di stampo bancario o notarile, quando la nostra professione è tutt’altro (no esclusive, no riconoscimento della figura da parte dell’Agenzia delle Entrate, ecc.).
- la formazione a “cottimo” (a ora e non a contenuto) delegata, non si sa bene per quali motivi, non a tutti ma ad alcuni. In pratica la formazione così com’è strutturata è un’ipocrisia (oltre che un business per pochi);
- gli Ordini come strumento di repressione “contro” gli iscritti, delegati a controllare e punire gli iscritti per: formazione (basta che ti manchi un credito e ti arriva la letterina della “disciplinare”); incompatibilità: vengono controllate con la lente le partecipazioni possedute al fine di consentire alla cassa di fregarti gli anni di anzianità contributiva; antiriciclaggio: dal 1° gennaio 2019 oltre alla Guardia di Finanza sarà anche l’Ordine a controllare gli adempimenti... Pronti a crocifiggerti con esposti e sanzioni disciplinari. Con la pubblicità del “gatto e la volpe” abbiamo insegnato ai clienti a denunciarci alla “disciplinare” senza indugio, in pratica ci siamo messi un bel bersaglio sulla schiena;
- il fatto che siamo diventati lo strumento dell’Amministrazione finanziaria senza però ottenere alcunché in cambio (autorevolezza né soldi);
- il fatto che non riusciamo a retrocedere ai clienti i costi che i nuovi adempimenti, che abbiamo supinamente accettato, comportano.
E questo perché? Perché i nostri rappresentanti ai tavoli che contano si guardano bene dallo scontrarsi e fare la voce grossa.
Pregiatissimo Presidente Miani, ha poco da sentirsi preoccupato per lo stato della professione, come le dissi in assemblea a Pordenone, chi è colpa del suo mal pianga sé stesso!
Renato Della Ragione
Ex Consigliere ODCEC Pordenone
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