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LETTERE

Sullo stato della professione dovremmo farci sentire ai tavoli che contano

Giovedì, 13 giugno 2019

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Gentile Redazione,
scrivo alcune mie considerazioni in merito ad alcune dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal Presidente Miani sul tema delle specializzazioni e sullo stato della professione.
La crisi della professione è iniziata con l’approvazione dell’attuale codice deontologico laddove all’articolo 5 viene prevista come cardine della professione la tutela dell’interesse pubblico in luogo dell’interesse del cliente (come previsto per le altre professioni).

Questo ha comportato a cascata:
- la previsione “europeista” dell’antiriciclaggio, laddove in Europa la professione di commercialista non esiste. Noi soggiacciamo a una normativa antiriciclaggio di stampo bancario o notarile, quando la nostra professione è tutt’altro (no esclusive, no riconoscimento della figura da parte dell’Agenzia delle Entrate, ecc.).

- la formazione a “cottimo” (a ora e non a contenuto) delegata, non si sa bene per quali motivi, non a tutti ma ad alcuni. In pratica la formazione così com’è strutturata è un’ipocrisia (oltre che un business per pochi);

- gli Ordini come strumento di repressione “contro” gli iscritti, delegati a controllare e punire gli iscritti per: formazione (basta che ti manchi un credito e ti arriva la letterina della “disciplinare”); incompatibilità: vengono controllate con la lente le partecipazioni possedute al fine di consentire alla cassa di fregarti gli anni di anzianità contributiva; antiriciclaggio: dal 1° gennaio 2019 oltre alla Guardia di Finanza sarà anche l’Ordine a controllare gli adempimenti... Pronti a crocifiggerti con esposti e sanzioni disciplinari. Con la pubblicità del “gatto e la volpe” abbiamo insegnato ai clienti a denunciarci alla “disciplinare” senza indugio, in pratica ci siamo messi un bel bersaglio sulla schiena;

- il fatto che siamo diventati lo strumento dell’Amministrazione finanziaria senza però ottenere alcunché in cambio (autorevolezza né soldi);

- il fatto che non riusciamo a retrocedere ai clienti i costi che i nuovi adempimenti, che abbiamo supinamente accettato, comportano.

E questo perché? Perché i nostri rappresentanti ai tavoli che contano si guardano bene dallo scontrarsi e fare la voce grossa.
Pregiatissimo Presidente Miani, ha poco da sentirsi preoccupato per lo stato della professione, come le dissi in assemblea a Pordenone, chi è colpa del suo mal pianga sé stesso!


Renato Della Ragione
Ex Consigliere ODCEC Pordenone

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