Chi di noi, nelle vesti del giudice, avrebbe adottato una sentenza diversa?
Gentile Redazione,
scrivo in riferimento alla lettera pubblicata sul vostro Quotidiano in data 27 gennaio, perché è giusto dire le cose come stanno.
Nella lettera, intitolata “Ci risiamo, è colpa del commercialista”, si fa riferimento ad una sentenza della Suprema Corte, la n. 156/2022, che viene commentata come da scaricabarile. Ci si lamenta che qualsiasi cosa succeda, in campo fiscale, la colpa sia sempre del commercialista.
Avendo sviluppato nel mio recente passato esperienza sul tema della responsabilità del professionista, non ho esitato e sono andato a cercare e leggere la sentenza.
Si tratta di una applicazione del c.d. concorso di colpa (quindi il commercialista non viene ipotizzato come unico colpevole…), di cui all’art. 110 del codice penale. Ma il punto non è questo, anzi è soprattutto un altro. È il fatto di cui al giudizio da cui nasce la sentenza.
Di essa, in questa sede, mi limiterò a riportare fedelmente il tratto fondamentale: non voglio – non serve! – assolutamente aggiungere nulla rispetto a quanto scritto, perché la platea dei vostri lettori è composta da tecnici, e comunque “in claris non fit interpretatio”.
Ecco quindi, il punto focale della vicenda: “Il ricorrente era a conoscenza di varie anomalie concernenti la contabilità delle società, quali la presenza di numerose autofatture (con identità di nome tra cedente ed acquirente) per importi rilevanti e prelievi di somme in contanti dell’importo oscillante tra 10.000,00 e 30.000,00 Euro al giorno; tali anomalie gli erano state più volte segnalate dalla sua dipendente D.S., che, sotto le direttive del medesimo, curava la registrazione delle fatture; il L., pur rilevando tali anomalie ed essendo consapevole della necessità della presentazione delle autofatture all’Agenzia delle Entrate e della segnalazione alla Guardia di Finanza per i prelievi in contanti, non si attivava in tal senso, ma proseguiva nell’assistenza fiscale delle società per il timore di perdere clienti (come dallo stesso dichiarato in sede di esame), così contribuendo all’attuazione del meccanismo fraudolento che aveva consentito all’amministratore delle società di avvalersi di documentazione fittizia”.
Chi di noi, nelle vesti del Giudice, avrebbe adottato una sentenza di tipo diverso?
Danilo Sciuto
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Catania
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