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FISCO

Incrementi retributivi dei rinnovi contrattuali con imposta agevolata

Devono scaturire da rinnovi contrattuali sottoscritti dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026 ed essere corrisposti ai dipendenti privati nel 2026

/ Daniele SILVESTRO

Martedì, 30 dicembre 2025

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Il Ddl. di bilancio 2026 introduce una nuova imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle addizionali, comunale e regionale, sugli incrementi retributivi derivanti dai rinnovi contrattuali che, nel corso dell’iter parlamentare del disegno di legge, ha subito alcune modifiche rispetto alla prima stesura.

La misura dell’imposta sostitutiva è del 5% ed è valida solo per il 2026. Si tratta quindi di un regime agevolativo temporaneo per i lavoratori dipendenti che, seppur solo per il 2026, possono applicare un’imposta del 5% in luogo delle ordinarie aliquote IRPEF e delle addizionali. L’obiettivo che intende perseguire il legislatore con l’introduzione di questo regime agevolato è quello di favorire l’adeguamento delle retribuzioni alle variazioni del costo della vita e di rafforzare il legame tra produttività e retribuzione.

Nel dettaglio, il Ddl. di bilancio 2026 prevede che l’imposta sostitutiva si applichi agli incrementi retributivi derivanti dai rinnovi contrattuali sottoscritti dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026 e corrisposti ai lavoratori dipendenti del settore privato nell’anno 2026.

Sotto questo aspetto emerge una prima e significativa novità rispetto al testo precedente. Infatti, i rinnovi contrattuali che possono dare diritto all’applicazione dell’imposta sostitutiva sono stati estesi ai rinnovi sottoscritti nel triennio 2024, 2025 e 2026, mentre nella prima versione i rinnovi erano limitati ai soli anni 2025 e 2026.

In sostanza, gli aumenti contrattuali assoggettabili a imposta sostitutiva sono quelli che derivano da rinnovi di contratti collettivi sottoscritti negli anni 2024, 2025 e 2026, ma erogati nel corso del periodo di imposta 2026.
Per fare qualche esempio, non possono essere assoggettate a imposta sostitutiva gli incrementi della retribuzione scaturiti da rinnovi di contratti collettivi sottoscritti nel 2025 e che sono stati erogati nel corso del 2025. Non possono applicare il regime agevolato neanche gli incrementi retributivi che derivano da rinnovi sottoscritti entro il 31 dicembre 2023 anche se erogati nel 2026.

L’applicazione dell’imposta sostitutiva sugli incrementi retributivi dei rinnovi contrattuali non è però generalizzata. Essa infatti può applicarsi solo ai lavoratori del settore privato e se questi ultimi risultano titolari di reddito di lavoro dipendente di importo non superiore a 33.000 euro nel 2025.

Rispetto alla primo testo, viene specificato che il reddito a cui fare riferimento per determinare l’accesso all’agevolazione è quello del 2025 e, soprattutto, viene esteso da 28.000 euro a 33.000 euro il limite reddituale.
In sostanza, ai fini dell’applicazione dell’imposta sostitutiva occorre la compresenza delle seguenti condizioni:
- il contratto collettivo deve essere stato sottoscritto negli anni 2024, 2025 e 2026;
- l’incremento retributivo deve essere corrisposto nel corso del 2026;
- il lavoratore deve appartenere al settore privato e avere un reddito di lavoro dipendente di importo non superiore a 33.000 euro nel 2025.

Il Ddl. di bilancio 2026 prevede che il lavoratore ha la facoltà di rinunciare all’applicazione dell’imposta sostitutiva; di conseguenza, in caso di rinuncia, l’importo confluirà nell’imponibile fiscale e sarà assoggettato alle ordinarie aliquote IRPEF.

La rinuncia dovrà essere effettuata per iscritto dal lavoratore al proprio datore di lavoro.
Non vengono previsti ulteriori adempimenti in capo al lavoratore dipendente, tuttavia se il lavoratore ha avuto nel 2025 rapporti di lavoro con più datori di lavoro o con un datore di lavoro diverso da quello del 2026 sarebbe opportuna la presentazione di una dichiarazione circa l’ammontare del reddito prodotto nel 2025. Ciò al fine di permettere al datore di lavoro che applica l’imposta sostitutiva di conoscere con esattezza il reddito di lavoro dipendente prodotto nel 2025 e verificare così il diritto all’agevolazione. In questo caso, è opportuno attendere le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate.
In ultimo, si ricorda che il Ddl. di bilancio 2026 prevede che per l’accertamento, la riscossione, le sanzioni e il contenzioso si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni in materia di imposte sui redditi.

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