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Domenica, 15 giugno 2025

LETTERE

I dati per gli ISA sono elaborabili solo dopo una procedura macchinosa

Venerdì, 17 maggio 2019

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Gentile Redazione,
riprendendo la mia lettera precedente (si veda “Dove sarebbe la semplificazione con gli ISA al posto degli studi di settore?”), purtroppo devo constatare che la realtà supera, come sempre, ogni più fantasiosa immaginazione.

Gli ISA, oltre ai dati pressoché identici degli studi di settore, con qualche limitata semplificazione, richiedono “pochi” dati integrativi riepilogati sotto solo in maniera esemplificativa per ragioni di spazio, che l’Amministrazione finanziaria mette gentilmente a disposizione del contribuente (allegato 1 al provvedimento del 10 maggio 2019), ed elaborabili solo dopo una procedura macchinosamente “italiana” che assorbirà inutilmente PIL nazionale:
- rimanenze finali relative al periodo d’imposta precedente, distinte per tipologia di bene;
- costi per l’acquisto di materie prime, sussidiarie, semilavorati e merci e per la produzione di servizi relativi ai periodi precedenti;
- redditi relativi ai periodi d’imposta precedenti (fino al settimo periodo precedente);
- numero di periodi d’imposta in cui è stata presentata una dichiarazione con reddito negativo nei sette periodi d’imposta precedenti;
- condizione di “Lavoro dipendente” o di “Pensionato” risultante dalla Certificazione Unica;
- numero incarichi risultanti dalla Certificazione Unica;
- importo dei compensi percepiti risultanti dalla Certificazione Unica;
- canoni da locazione desumibili dal modello Registro locazioni immobili;
- valore delle operazioni da ristrutturazione desumibile dall’archivio dei bonifici per ristrutturazione;
- percentuale di attività da interventi di ristrutturazione dichiarata nel periodo di imposta precedente a quello di applicazione;
- ricavi dichiarati e valore della produzione dichiarato nel periodo di imposta precedente a quello di applicazione;
- numero di modelli CU nei quali il contribuente risulta essere l’incaricato alla presentazione telematica;
- valore e ammortamenti per beni mobili strumentali, canoni relativi a beni immobili, costi specifici come carburanti e lubrificanti, spese per lavoro dipendente, postazioni di lavoro, costo del venduto, ecc. (media dei sette periodi precedenti).

La domanda è la seguente: se il file contenente i dati in memoria da parte dell’Agenzia Entrate è sbagliato o incompleto, la responsabilità di chi è? Il contribuente (leggi il consulente...) deve controllarli uno a uno (posto che i dati siano analiticamente leggibili)?
Se l’Agenzia procede a un accertamento nel 2020 di due esercizi, per esempio il 2015 e il 2016, l’affidabilità del 2018 subisce un cambiamento, posto che cambierebbero i dati del file?
Alla faccia della semplificazione e delle certezze! 

E, infine, il Garante della privacy cosa pensa di tutti questi dati storici in memoria, giusto per evitare i problemi visti con la fattura elettronica? Chissà se qualcuno ci ha pensato...


Augusto Fumagalli
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Como

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