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Venerdì, 10 ottobre 2025 - Aggiornato alle 6.00

OPINIONI

Gli onorari non sono solo un tema tecnico

Difendere la giusta remunerazione significa difendere la qualità del servizio, il decoro della categoria e la sostenibilità economica degli studi

/ Michela BOIDI e Sebastiano ZANETTE

Venerdì, 10 ottobre 2025

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Pubblichiamo l’intervento di Michela Boidi e Sebastiano Zanette, Consiglieri Giunta UNGDCEC.

Con la pubblicazione della prima edizione degli onorari proposti per le attività del dottore commercialista e dell’esperto contabile, l’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili (UNGDCEC) ha voluto rilanciare un messaggio forte: i compensi non sono solo un tema tecnico o tariffario, ma una battaglia per la dignità e la sostenibilità della professione.

Dalla “Premessa” del documento emerge con chiarezza una denuncia che tocca il cuore del sistema: l’abolizione delle tariffe professionali ha generato una spirale al ribasso, fatta di concorrenza sleale, svalutazione del lavoro intellettuale e compressione del valore percepito della consulenza. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: studi professionali sempre più sotto pressione, margini ridotti e una generazione di giovani professionisti costretti spesso a svendere competenze di alto profilo pur di restare sul mercato.

Per provare a superare questo problema non ci siamo limitati a fissare parametri economici: il documento costruisce una piattaforma di riferimento, fondata su equità, trasparenza e rispetto della deontologia. Come ricorda l’art. 24 del Codice deontologico, il compenso deve essere proporzionato all’importanza dell’incarico, alla difficoltà della prestazione e al risultato conseguito. In questo senso, la proposta diventa uno strumento politico di tutela collettiva: non una reintroduzione della tariffa, abolita con la L. 27/2012, ma una guida per ridare forza contrattuale ai professionisti, soprattutto ai più giovani, troppo spesso schiacciati da logiche di mercato distorte.

Questa necessità risulta inoltre evidente quando si affronta il divario reddituale ancora profondo tra uomini e donne e una condizione strutturalmente fragile dei professionisti under 40. Nonostante una crescita percentuale dei redditi più sostenuta tra le donne (+26,6% contro +23,1%), il divario resta intorno al 42%. Ancora più critica è la posizione dei giovani, che faticano a raggiungere livelli di redditività coerenti con le responsabilità e le competenze richieste. È qui che la questione degli onorari diventa una battaglia di equità intergenerazionale e di sostenibilità del ricambio professionale, perché solo una categoria che riconosce il proprio valore può essere realmente attrattiva per le nuove generazioni.

Sul piano operativo, il documento affronta con rigore tutte le principali aree dell’attività del commercialista — dagli adempimenti fiscali alla consulenza, dal collegio sindacale alla digitalizzazione, fino al controllo di gestione e alla sostenibilità d’impresa – concentrandosi sulla componente consulenziale e maggiormente specialistica. Per ciascuna area vengono proposte fasce di compenso, criteri di complessità, parametri qualitativi e maggiorazioni per attività straordinarie.

Ecco che, forse per la prima volta, viene fornita una concreta rappresentazione delle attività che il professionista può svolgere, fornendo al lettore concretezza nell’identificazione delle attività e dei parametri su cui ancorare una possibile valorizzazione. Il lettore va in questo senso inteso in un’accezione più ampia: pur essendo pensato come strumento di supporto ai colleghi per determinare un compenso che possa definirsi equo, riteniamo che il lavoro possa fungere da strumento divulgativo più ampio, al fine di valorizzare le molteplici attività che può svolgere il commercialista. La vera innovazione è culturale: il compenso viene trattato come elemento identitario e strategico del lavoro del professionista, non come variabile residuale.

Stante le peculiarità dei mercati in cui ci si trova ad operare, per ogni attività individuata vengono proposti compensi minimi e massimi, la cui applicabilità è lasciata alla sensibilità del professionista. In alcuni casi, infatti, l’indicazione di un compenso massimo forfetizzato rappresenta una buona approssimazione ciò che la maggior parte dei colleghi possono incontrare nella loro quotidianità e verso i quali riteniamo di aver fornito degli strumenti concreti.

Siamo però ben consapevoli che ci possono essere situazioni speciali che richiedono interventi mirati, in cui il livello di specializzazione è molto alto, di lungo periodo, spesso con l’impiego di risorse strutturate in ausilio al professionista, e per le quali un compenso congruo può eccedere anche in maniera significativa quanto indicato nelle nostre proposte. Ecco che in tali casi abbiamo cercato di indicare quale driver alternativo un costo orario, che si riferisce al compenso spettante al singolo professionista che, nel posizionarsi nella forbice proposta, dovrà tener conto anche dei propri costi di studio, oltre che delle ulteriori variabili sopra citate. In ogni caso, gli onorari proposti hanno valore indicativo, nella consapevolezza che ciascun incarico richiede una valutazione personalizzata, in funzione della complessità delle operazioni, della dimensione della società e degli obiettivi perseguiti.

L’UNGDCEC vuole quindi rimarcare un principio chiave: l’equo compenso non è una rivendicazione corporativa, ma una condizione di libertà e indipendenza del professionista. Difendere la giusta remunerazione significa difendere la qualità del servizio reso ai cittadini e alle imprese, il decoro della categoria e la sostenibilità economica degli studi.

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