Commercialisti «incompatibili» con l’attività agricola: eppure aiuterebbe
Gentile Redazione,
da poco mi sono imbattuto, da professionista, in tematiche riguardanti l’esercizio di attività agricole. Poiché si tratta di attività indubbiamente interessanti dal punto di vista economico e, al tempo stesso, di sicura soddisfazione e gratificazione sul piano lavorativo ed emozionale (non come per la nostra professione, ormai bistrattata da tutti e ingestibile “per persone normali”, sane di mente), mi chiedo perché la si sia resa improvvisamente incompatibile (si veda il documento interpretativo del CNDCEC datato 13 ottobre 2010, ndr).
Mi sembra assurdo, anche perché – provocatoriamente, ma non troppo – il ritorno al settore primario potrebbe permettere, a molti di noi, di poter finalmente vivere un’esistenza libera e dignitosa, senza dover emigrare (mi riallaccio ai temi evidenziati nel dibattito in questi giorni, e in particolare all’articolo “Liberi professionisti: mal pagati, poco tutelati e disposti persino a emigrare” del 28 aprile).
Alberto Papa
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Brescia
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