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Mercoledì, 18 giugno 2025

EDITORIALE

Contro l’oppressione fiscale, tutti insieme appassionatamente

/ Enrico ZANETTI

Sabato, 7 maggio 2011

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Più ancora che le comunque apprezzabili misure fiscali contenute nel Decreto Sviluppo, varato l’altro giorno dal Consiglio dei Ministri, a essere particolarmente significative sono le parole con le quali il Ministro Tremonti le ha accompagnate nella conferenza stampa di presentazione: un vero e proprio anatema contro la pressione fiscale che si trasforma in oppressione fiscale, quando si scaricano sui contribuenti troppi adempimenti e quando i controlli vengono condotti con tempistiche, modalità di approccio e finalità di risultato tali da renderli vessatori.

Cioè proprio quello che è accaduto anche di recente, come d’altro canto attestato autorevolmente dal Ministro: se non stesse per l’appunto accadendo, non si sarebbero rese necessarie parole così forti eppure così condivisibili per cercare di rimettere la barra al centro.

I vertici dell’Agenzia delle Entrate sono perfettamente allineati con il Ministro, tanto che il direttore Attilio Befera ha diramato quasi in contemporanea una lettera aperta a tutti i suoi funzionari per sottolineare che contestazioni pretestuose, giustificate con l’esigenza di mettere comunque a risultato una verifica, sono inaccettabili e suscettibili di determinare provvedimenti anche disciplinari nei confronti del verificatore, perché questo tipo di approccio lede alla radice il rapporto tra Fisco e contribuente, avvicinando nella percezione del cittadino l’azione dell’Amministrazione finanziaria a quella di estorsori.

Parole ancora più forti di quelle che alcuni mesi fa ebbe modo di scrivere il Presidente dei commercialisti italiani, Claudio Siciliotti, quando richiamò l’attenzione sul fatto che gli eventi avevano preso una piega tale per cui, se non si fosse lavorato il prima possibile sulla giustizia tributaria, il rapporto tra Erario e cittadino si sarebbe ridotto soltanto a “chiacchiere e riscossione”.
All’epoca (eppure, erano soltanto quattro mesi fa) venne accolto come un concetto quasi eretico, ma ora che è finalmente maturata la consapevolezza dell’oggettività della questione (e non della sua strumentalità rispetto a interessi categoriali o altro), è opportuno non fermarsi e andare oltre, cercando di individuare le radici del problema per riuscire davvero a risolverlo, come è evidente che il Ministro Tremonti in primis sia intenzionato a fare.

Va “corretto” il rapporto fra lotta all’evasione e bilancio pubblico

Ebbene, dato ovviamente per scontato che né il Ministro né tantomeno il direttore dell’Agenzia delle Entrate pensino che il problema risieda nel fatto che i dipendenti dell’Amministrazione finanziaria siano dei sadici, che si divertono a cercare il pelo nell’uovo anche quando il pelo non c’è, per il puro gusto di vessare il contribuente, è evidente che la soluzione del problema del rapporto tra Fisco e contribuente passa attraverso un radicale ripensamento del rapporto tra lotta all’evasione e bilancio pubblico, nonché tra Ministero dell’Economia e Amministrazione finanziaria.

Fino a quando le previsioni di gettito derivanti dalla lotta all’evasione verranno utilizzate, come è stato fatto finora dai governi di ogni colore, per coprire impegni di spesa già assunti, non solo non sarà mai possibile diminuire le tasse per davvero all’insegna del “pagare tutti per pagare meno”, ma sarà anche inevitabile continuare a impostare il rapporto tra Ministero e Amministrazione finanziaria sulla base di obiettivi di risultato legati alla quantità di gettito recuperato, anziché alla qualità ed efficacia dei controlli effettuati.

A sua volta, finché ciò non accadrà, l’assegnazione a cascata ai singoli Uffici di obiettivi sempre più elevati di recupero quantitativo di gettito porterà i tanti concittadini, che si impegnano con impegno e professionalità nel loro quotidiano lavoro all’interno dell’Amministrazione finanziaria, a vedere una verifica scrupolosa e ben fatta presso un contribuente onesto non come un felice momento di incontro, ma come un ostacolo al raggiungimento degli stringenti obiettivi che gli sono scaricati addosso dalle supreme necessità del Paese.
Insomma, se siamo tutti d’accordo, come mi sembra che infine siamo arrivati ad essere, le cose concrete da fare sono forse non semplici, ma sicuramente chiarissime.
Proviamo a farle?

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