Non rassegniamoci: dobbiamo pretendere un Fisco rispettoso del nostro lavoro
Gentile Direttore,
mi permetta di esprimere la mia preoccupazione per le difficoltà che noi commercialisti continuiamo a dover sopportare.
Mi unisco a quello che ritengo un giusto grido di indignazione da parte di alcuni colleghi, nelle recenti lettere pubblicate dal vostro quotidiano (“Studi di settore: troppe incertezze sui programmi di calcolo della congruità” dell’8 giugno e “GERICO 2011 e modelli in grave ritardo: tempi troppo ridotti per le dichiarazioni” del 10 giugno).
Siamo al 10 giugno e solo oggi pare sia uscita la versione definitiva del software GERICO, che spesso abbisogna di ulteriori implementazioni.
Per non dire che i chiarimenti ufficiali in merito alla “cedolare secca” sono giunti dal Ministero con circolare del 1° giugno: osservando che il 2 giugno era festa nazionale ed il 4 e 5 giugno cadevano di sabato e domenica, i contribuenti hanno avuto a loro disposizione un giorno (!) per recepire i chiarimenti in merito a questo tipo di tassazione e agire di conseguenza entro la scadenza del 6 giugno.
A questo punto, mi chiedo e Le chiedo se, secondo lei, è possibile che ad oltre un mese dall’apertura dei termini per la compilazione del modello UNICO 2011, professionisti e contribuenti non siano messi in grado di adempiere alla scadenza fiscale più importante dell’anno.
D’accordo, vi è stata la proroga al 6 luglio, ma mi domando: è possibile andare avanti a colpi di proroghe? È possibile anche da parte di noi professionisti compiere un lavoro serio e qualificato continuando a “rincorrere” le scadenze con sempre minor anticipo? È possibile che il “sistema Fisco” non riesca a organizzarsi per tempo in modo da mettere il contribuente – e di conseguenza il professionista – nelle condizioni di operare al meglio?
Vogliamo un Fisco attento e rispettoso delle scadenze come lo siamo noi professionisti. È chiedere troppo?
So benissimo che lo slittamento dipende essenzialmente dalla necessità di mettere a punto i correttivi anticongiunturali, ma non mi spiego perché si sia costretti ad arrivare a giugno sempre “navigando a vista”. Non sarebbe possibile muoversi con il dovuto anticipo in modo da rispettare le scadenze, come viene chiesto a tutti i contribuenti e a noi professionisti?
Non dimentichiamo che le software house necessitano ancora di un lasso di tempo di un paio di settimane per rendere disponibile il calcolo sui programmi delle dichiarazioni.
Fatti due conti, considerate le implementazioni successive e la necessità di concedere qualche settimana alle case di software per rendere operativo il calcolo all’interno dei programmi, la scadenza – prorogata – del prossimo 6 luglio sarebbe già quasi “bruciata”!
E ancora una volta, in tutto questo, non sento nessun malumore in giro. O meglio, i malumori ci sono, ma ognuno se li tiene per sé: niente di più sbagliato. Come se la categoria dei commercialisti forse ormai rassegnata a questo stato di cose. Ne parlo ogni tanto con alcuni colleghi, i quali spesso – non sempre, ma spesso sì – mi rispondono con disarmante tranquillità: “Che vuoi farci? Ormai siamo abituati”.
No, io non voglio abituarmi a questo stato di cose: non voglio abituarmi a una professione che fa da “spettatore” della politica fiscale quando dovrebbe esserne l’attore principale.
Forse sbaglio io, ma penso che sia proprio questa la mentalità che ci ha portati a un simile stato di cose: questa incapacità di fare sentire la nostra voce, questa rassegnazione condivisa, questo accogliere qualunque cosa come un regalo.
E a livello di stampa specializzata, di ordini professionali, di vertici istituzionali, di sindacati e quant’altro tutto tace. Ancora una volta, un assordante silenzio.
È vero, ci sono cose più importanti di cui occuparsi, ma la realtà è che noi professionisti che ci occupiamo soprattutto di dichiarazioni dei redditi (ahimé) è con queste problematiche che dobbiamo confrontarci ogni giorno.
È giunto il momento di iniziare a chiedere, oltre che dare solamente.
Mi piacerebbe sentire delle voci importanti che prendano le distanze da questa situazione, che manifestino la loro contrarietà alle proroghe e pretendano il rispetto dei tempi. Mi piacerebbe sentire prese di posizione forti a favore del rispetto della nostra professione e di coloro che lavorano giorno, notte e festivi per rispettare le scadenze. Mi piacerebbe leggere e sentire che i commercialisti non accetteranno più situazioni di questo tipo, ma so che resterà solo un’illusione.
Federico Sarti
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Prato
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