La ritenuta d’acconto sui compensi andrebbe eliminata
Caro Direttore,
vorrei richiamare l’attenzione dei nostri governanti su di una questione che può sembrare di poca importanza, ma che di questi tempi assume una rilevanza non indifferente.
Mi riferisco alla ritenuta d’acconto che subiscono i professionisti sui loro compensi che da sempre, ma in particolare in momenti come quelli che stiamo vivendo, mettono in evidenza un’ennesima ingiustizia cui sono sottoposti.
Voglio fare un esempio numerico che rende bene l’idea di ciò che sopportano soprattutto i piccoli studi e i giovani professionisti.
Con un totale di compensi pari a 200.000 euro annui subiamo una ritenuta di 40.000 euro (considero una clientela formata da aziende e professionisti in quanto il privato incide pochissimo sul volume d’affari).
Volendo attribuire al professionista un reddito (ottimistico) pari al 40% dei compensi, si ottiene un reddito lordo di 80.000 euro, al quale corrisponde un’imposta IRPEF di 27.570 euro, senza tenere conto anche solo del contributo alla Cassa di previdenza che, ovviamente, abbatterebbe il reddito imponibile.
Ora, mi sembra facilmente intuibile che in tale ipotesi il professionista avrebbe “finanziato” lo Stato per circa 13.000 euro, quando tutti gli altri contribuenti versano acconti pari al massimo al 100% dell’imposta dell’anno precedente e, soprattutto, con la possibilità di pagare due volte l’anno e anche rateizzando.
Non solo: i professionisti non hanno la possibilità di utilizzare le eccedenze per pagare la Cassa di previdenza come avviene invece per gli imprenditori e commercianti e il rischio è quello di veder crescere di anno in anno il credito.
Sarebbe veramente auspicabile che “qualcuno” voltasse lo sguardo verso i professionisti, e la nostra categoria in particolare, fosse anche solo per “ricambiare” servizi che ci vengono chiesti/imposti continuamente senza aver mai pubblicizzato una qualsiasi forma di pubblico ringraziamento.
Potrebbe essere il momento opportuno per eliminare qualche ingiustizia e considerarci alla stregua di tutti gli altri contribuenti, magari cogliendo l’occasione delle società tra professionisti e nell’ambito della super-inflazionata “semplificazione”.
In sintesi, potrebbe essere eliminata la ritenuta d’acconto, cosa non da poco conto se pensiamo alle ritenute non versate e alle responsabilità sia del sostituto sia del sostituito, con un effetto positivo sul numero di modelli 770 che sarebbero eliminati, o, in alternativa, abbassare l’aliquota al 15% e consentire al professionista di versarla in proprio (quindi di non farsi sostituire), con effetti sicuramente positivi sullo stesso gettito a favore dello Stato.
La speranza è l’ultima a morire.
Bruno Di Benedetto
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Torino
Vietata ogni riproduzione ed estrazione ex art. 70-quater della L. 633/41