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LETTERE

Nel decreto «Fare» un regalo ai CAF

Venerdì, 26 luglio 2013

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Egregio Direttore,
dagli atti parlamentari leggo che, nel Ddl. di conversione del decreto “Fare”, dopo l’art. 51 è inserito l’art 51-bis, rubricato “Ampliamento dell’assistenza fiscale”.

In buona sostanza, anche i lavoratori dipendenti che non hanno un sostituto d’imposta cui demandare le operazioni di conguaglio fiscale potranno rivolgersi ai CAF ed agli altri soggetti autorizzati per presentare l’apposita dichiarazione dei redditi. Questa possibilità è consentita sia che il risultato della dichiarazione evidenzi un credito sia che evidenzi un debito. Nel caso di debito, sarà lo stesso CAF a poter inviare telematicamente la delega di pagamento oppure consegnarla al contribuente dieci giorni prima di quello di scadenza del termine di pagamento. In caso di dichiarazioni che evidenziano un credito, sarà l’Amministrazione finanziaria ad effettuare il rimborso.

Personalmente, ho avuto qualche difficoltà a comprendere la necessità di questo provvedimento, perché non mi pare ci sia nulla di diverso per il contribuente rispetto all’attuale modello UNICO.
L’unica cosa che cambia è quella che viene data la titolarità ad operare sopratutto ai CAF. Certo, anche i singoli professionisti possono dotarsi di firma, visto di conformità per operare come i CAF, ma l’onere organizzativo che devono sostenere ha una maggiore incidenza economica rispetto a queste strutture, che realizzano anche un’incredibile concorrenza sulle tariffe a volte mascherate da incomprensibili quote associative. Proprio per queste difficoltà, sono rari i casi di professionisti che, individualmente, operano con queste modalità.

Ma c’è un’altro aspetto che forse ai più sfugge. I CAF, come pure i professionisti abilitati, per le sole operazioni di liquidazione e trasmissione di ogni dichiarazione, hanno diritto a riscuotere dallo Stato un compenso non inferiore a 10 euro. Qualche giorno fa, il presidente della Consulta dei CAF si era lamentato delle circa 400 mila dichiarazioni 730 in meno che si sono registrate a seguito di altrettanti licenziamenti. In realtà, il calo delle dichiarazioni si è determinato, in maniera consistente, anche per l’effetto sostitutivo realizzato dall’IMU sull’IRPEF degli immobili non locati. Ciò ha reso non più necessaria la presentazione della dichiarazione dei redditi per tanti soggetti.

Non è mia intenzione fare polemica o mettere in discussione e sminuire l’operato di altri legittimi e capaci operatori, ma la mia percezione è quella che, con questo provvedimento, siano stati posti a carico della collettività 4 milioni di euro ed anche più, accontentando le richieste dei CAF.

Allo stesso tempo, però, è stata ulteriormente svalorizzata e pregiudicata la professionalità di tanti giovani e meno giovani professionisti che si trovano a dover fronteggiare l’ennesimo attacco frontale alla loro attività da parte del Governo centrale. Voglio ricordare che i professionisti che curano gli adempimenti fiscali per i soggetti muniti di partita IVA curano anche l’invio del modello F24, essendo obbligatorio per questi soggetti l’invio con procedure telematiche. Per questa attività, qualche anno fa era previsto un rimborso spese di un euro, che però è stato soppresso.
Come pure è stato soppresso quello di circa un euro previsto per l’invio delle dichiarazioni dei redditi. Sicuramente sono cifre che non avrebbero consentito alcun arricchimento, ma, almeno, avrebbero consentito il riconoscimento di un pur minimo valore personale e professionale. E invece, ahimé, anche il provvedimento in esame va nella direzione opposta.


Giovanni Puggione
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bari


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Gentile lettore,
avevamo in programma di scrivere un articolo al riguardo, ma la sua lettera inquadra perfettamente la questione, rendendo superflui ulteriori interventi sul punto.


Michela Damasco
Direttore Eutekne.info

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