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Inammissibile il conflitto tra poteri sulle modalità di approvazione della legge di bilancio

/ REDAZIONE

Venerdì, 11 gennaio 2019

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La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato, sollevato da 37 senatori e relativo alle modalità con cui il Senato ha approvato il Ddl. di bilancio 2019.
Il ricorso, presentato dai senatori Pd – spiega la Corte in un comunicato – denunciava la grave compressione dei tempi di discussione del Ddl., che avrebbe svuotato di significato l’esame della Commissione Bilancio e impedito ai singoli senatori di partecipare consapevolmente alla discussione e alla votazione.

Prima di tutto, secondo la Consulta i singoli parlamentari sono legittimati a sollevare conflitto di attribuzioni davanti alla Corte costituzionale in caso di violazioni gravi e manifeste delle prerogative che la Costituzione attribuisce loro.

Come detto, però, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, poiché la contrazione dei lavori per l’approvazione del bilancio 2019 è stata determinata da un insieme di fattori derivanti da specifiche esigenze di contesto, da consolidate prassi parlamentari ultradecennali e da nuove regole procedimentali.
Per la Corte, si tratta di fattori che hanno “concorso a un’anomala accelerazione dei lavori del Senato, anche per rispettare le scadenze di fine anno imposte dalla Costituzione e dalle relative norme di attuazione, oltre che dai vincoli europei”.

In queste circostanze, la Consulta “non riscontra nelle violazioni denunciate quel livello di manifesta gravità che, solo, potrebbe giustificare il suo intervento”, ma “resta fermo che per le leggi future simili modalità decisionali dovranno essere abbandonate altrimenti potranno non superare il vaglio di costituzionalità”.

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