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Professionisti esclusi dagli incentivi per l’assunzione di giovani diplomati

/ REDAZIONE

Sabato, 3 agosto 2019

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Ancora un’esclusione per gli studi professionali dalle agevolazioni disposte dal Governo. Questa volta si tratta della misura contemplata dall’art. 49-bis del DL 34/2019 (conv. L. 58/2019), che prevede un incentivo, sotto forma di parziale esonero dal versamento dei contributi previdenziali, per i soggetti che, a partire dall’esercizio finanziario 2021, assumeranno giovani diplomati.

Il provvedimento è riservato ai “titolari di reddito d’impresa” e, dunque, esclude gli studi professionali, così come già accaduto per il credito d’imposta finanziato dal Ministero dello Sviluppo economico sulla formazione 4.0 e per la partecipazione ai bandi strutturali.

Per questo motivo, ADC e ANC hanno deciso di scrivere al Ministro dell’Economia, Giovanni Tria, chiedendogli di sanare quello che ritengono essere “un errore meramente formale nella redazione del testo normativo”.

“Sebbene a livello europeo si definisca impresa qualsiasi entità che svolga attività economica a prescindere dalla sua natura giuridica – scrivono le due associazioni di categoria – l’Italia ancora non ha fatto propria questa concezione e persiste nel tracciare nettamente il divario tra due soggetti economici che contribuiscono, entrambi, alla formazione del PIL nazionale, versano le imposte nelle casse dello Stato e concorrono alla creazione di occupazione”.

Secondo i due sindacati non si può rivolgere l’attenzione ai professionisti “solo quando si necessita delle loro competenze per l’acquisizione di dati e informazioni”. L’agevolazione prevista dal decreto crescita “intende favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e nel contempo aiutarli ad acquisire le necessarie competenze”, ed escludere le professioni intellettuali dalla platea dei fruitori, conclude la lettera, “appare quantomeno immotivato”.

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