Professionisti esclusi dagli incentivi per l’assunzione di giovani diplomati
Ancora un’esclusione per gli studi professionali dalle agevolazioni disposte dal Governo. Questa volta si tratta della misura contemplata dall’art. 49-bis del DL 34/2019 (conv. L. 58/2019), che prevede un incentivo, sotto forma di parziale esonero dal versamento dei contributi previdenziali, per i soggetti che, a partire dall’esercizio finanziario 2021, assumeranno giovani diplomati.
Il provvedimento è riservato ai “titolari di reddito d’impresa” e, dunque, esclude gli studi professionali, così come già accaduto per il credito d’imposta finanziato dal Ministero dello Sviluppo economico sulla formazione 4.0 e per la partecipazione ai bandi strutturali.
Per questo motivo, ADC e ANC hanno deciso di scrivere al Ministro dell’Economia, Giovanni Tria, chiedendogli di sanare quello che ritengono essere “un errore meramente formale nella redazione del testo normativo”.
“Sebbene a livello europeo si definisca impresa qualsiasi entità che svolga attività economica a prescindere dalla sua natura giuridica – scrivono le due associazioni di categoria – l’Italia ancora non ha fatto propria questa concezione e persiste nel tracciare nettamente il divario tra due soggetti economici che contribuiscono, entrambi, alla formazione del PIL nazionale, versano le imposte nelle casse dello Stato e concorrono alla creazione di occupazione”.
Secondo i due sindacati non si può rivolgere l’attenzione ai professionisti “solo quando si necessita delle loro competenze per l’acquisizione di dati e informazioni”. L’agevolazione prevista dal decreto crescita “intende favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e nel contempo aiutarli ad acquisire le necessarie competenze”, ed escludere le professioni intellettuali dalla platea dei fruitori, conclude la lettera, “appare quantomeno immotivato”.
Vietata ogni riproduzione ed estrazione ex art. 70-quater della L. 633/41