Anziché parlare del titolo professionale, dovremmo agire per benefici concreti
Gentile Redazione,
mi inserisco nel dibattito scaturito sul termine “Commercialista” (si vedano “Commercialista? No grazie!” e, successivamente, “Sul titolo professionale il nuovo Codice si limita a fotografare l’ordinamento”) per esprimere brevissime considerazioni, consapevole che si tratta di argomento che richiederebbe ben altro approfondimento.
Svolgo la Professione da ormai 35 anni e credo di avere registrato dal mio osservatorio sufficienti informazioni per una chiara visione della realtà.
Tralascio per “amor di patria” qualsiasi considerazione su i pro e i contro che sono derivati dall’unione delle due professioni economico-contabili. Argomento, anche questo, che richiederebbe ben altro spazio. Tuttavia rilevo l’esistenza in seno alla Professione di un perdurante e malcelato desiderio di rivalsa da parte di alcuni.
Absit iniuria verbis e fuor da ogni polemica, la semplifico così. Se il Ragioniere generale dello Stato fosse appellato Commercialista generale dello Stato, perderebbe di identità e finanche di prestigio e a me, francamente, verrebbe da sorridere.
Esprimo, pertanto, una provocazione (ma nemmeno poi tanto). Considerato che con il termine commercialista il senso comune tende a ricomprendervi, purtroppo, qualsiasi operatore del settore economico-contabile-fiscale, compresi operatori di associazioni e società di varia natura facenti capo alle categorie imprenditoriali, non iscritti all’Ordine, ecc., perché non abbandonare il termine e adottarne uno nuovo maggiormente distintivo, anziché incaponirci sulle sue asserite sfumature? Peraltro si tratta di un argomento esclusivamente interno alla Professione e di nessun interesse esterno. Quantomeno servirebbe a eliminare in radice l’anacronistica e infondata disputa interna di cui ho fatto cenno.
Sicuramente è vero che il termine è diventato assolutamente comune. Tuttavia, ricomprende, purtroppo, una tanto ampia moltitudine di operatori che è non indicativo di una precisa professione ordinistica. A noi manca proprio questo.
Una solida e chiara immagine e identità, mancanza che è anche diretta conseguenza dell’assenza di qualsiasi vera e riconosciuta esclusiva professionale (con buona pace dell’orientamento della Cassazione). Anziché perseverare nel dedicare tempo e risorse a questioni interne senza alcun costrutto, quale quella in discussione, meglio sarebbe agire per cercare di ottenere qualche beneficio concreto per la nostra Professione, abbandonando quella sorta di strano pudore che ci pervade quando si parla di esclusive o di compenso. E infatti non siamo messi bene su entrambi i fronti. Per una volta mi piacerebbe essere utili a noi stessi prima che utili al Paese. L’immagine e l’identità della Professione seguirebbero quasi per tautologia.
Peraltro ricordo, e credo di non sbagliare, che il termine commercialista ebbe origine nell’ambito della professione forense per distinguere gli esperti in diritto commerciale.
In conclusione mi sia consentita un’altra provocazione (ma nemmeno poi tanto). Gli anni di studio trascorsi a Ragioneria prima e quelli trascorsi all’Università successivamente, nonché l’attenta osservazione del percorso di studi universitario del “moderno” corso di Economia di tre miei nipoti, non diplomati ragionieri, mi hanno insegnato (confermato) come la nostra Professione abbia necessariamente bisogno di solide basi ragionieristiche che è velleitario pensare di acquisire con il poco o nullo tempo dedicatovi all’Università (a maggior ragione con gli ordinamenti didattici attuali). Riterrei auspicabile, pertanto, che condizione per l’accesso alla Professione fosse anche il diploma di Ragioneria.
In ogni caso l’argomento, e il codice deontologico della Professione più in generale, meriterebbero ben altro dibattito nella categoria rispetto a quello che è stato, purtroppo, consentito. L’intervento del Presidente ANC Marco Cuchel del 13 marzo scorso sul punto mi trova assolutamente d’accordo.
Stefano Canegallo
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Alessandria