Fase di stabilità dei tassi europei
Tale fase è favorita da indicazioni positive sulle prospettive di crescita e inflazione
Dopo i dati positivi della scorsa settimana sull’andamento del Pil terzo trimestre eurozona, in quella appena conclusa indicazioni altrettanto incoraggianti giungono dagli indici di fiducia Pmi (purchasing managers index).
L’attività economica della zona euro è cresciuta costantemente questo mese, con un’espansione dei servizi al ritmo più rapido dell’ultimo anno e mezzo, mentre la debolezza della domanda ha riportato il settore manifatturiero in territorio di contrazione (segui tassi e valute su www.aritma.eu).
Dall’inizio dell’anno l’eurozona ha dimostrato una buona tenuta economica nonostante l’elevata incertezza globale e il miglioramento della fiducia delle imprese suggerisce che lo slancio dovrebbe rimanere intatto. L’indice Pmi composito flash preliminare è sceso leggermente a 52,4 a novembre da un massimo di oltre due anni di 52,5 a ottobre, mancando di poco il consensus ma segnando l’undicesimo mese consecutivo al di sopra della soglia di 50,0 che separa la crescita dalla contrazione. Il Pmi dei servizi è salito a 53,1 da 53,0 di ottobre, il valore più alto da maggio 2024 e migliore delle attese di 52,8. Ma l’attività manifatturiera si è contratta: la debolezza della domanda ha portato le fabbriche a tagliare posti di lavoro al ritmo più rapido degli ultimi sette mesi.
A questo si aggiunga la conferma dell’inflazione di ottobre (2,1% tend.) perfettamente in target Bce e si capisce perché sia difficile ipotizzare modifiche da parte di Francoforte all’attuale postura di politica monetaria (depo 2%; refi 2,15%; rif.marg. 2,40%).
A questo proposito i tassi Future Euribor 3 mesi e i tassi Ois prospettici evidenziano una Bce ferma fino almeno a settembre 2027. Questo scenario a oggi potrebbe essere modificato da un ribasso importante e continuo dei mercati azionari, che porterebbe a un calo dei consumi, degli investimenti e avrebbe un effetto di riduzione sull’inflazione. Ciò porterebbe la Bce a considerare un ribasso dei tassi. Difficile invece ipotizzare un rialzo prima di quanto prevedano i tassi di mercato (fine estate 2027), a meno di una crescita eurozona oltre le attese stimolata dal piano fiscale espansivo della Germania. Su questo punto è però intervenuta la Bundesbank a smorzare gli entusiasmi.
In questo contesto non sorprende la fase di totale stabilità dei tassi eurozona, che si protrae da fine ottobre: minime variazioni in settimana su Bund e Irs, con il decennale tedesco al 2,70% (-1 cent. da lunedì). Fermo l’Irs 10 al 2,75%. Scende leggermente la parte a breve con il Bund 2 al 2% (-3) e l’Irs 2 anni al 2,16% (-3).
I riflettori erano però puntati soprattutto sugli Usa e sulla ripresa del flusso di dati dopo i 43 giorni di shutdown.
La crescita dell’occupazione negli Stati Uniti è accelerata a settembre, ma il tasso di disoccupazione è salito al 4,4% dal 4,3% di agosto. La crescente popolarità dell’intelligenza artificiale sta, per ora, riducendo la domanda di lavoro, colpendo soprattutto le posizioni entry-level e lasciando senza impiego molti neolaureati. Inoltre, la politica commerciale dell’amministrazione ha contribuito a creare un ambiente economico incerto che ha limitato la possibilità per le imprese, soprattutto quelle di piccole dimensioni, di assumere.
L’indice manifatturiero della Fed di Philadelphia resta negativo a -1,7 punti, pur migliorando rispetto a ottobre.
Da queste prime indicazioni sembra sia in corso un rallentamento composto dell’economia Usa. Il dato sull’occupazione di ottobre, che sarà combinato con i numeri di novembre, verrà pubblicato solo il 16 dicembre, e dunque dopo la riunione del Fomc del mese prossimo in programma il 10, complicando la decisione della banca centrale.
I verbali della riunione del 28-29 ottobre pubblicati in settimana mostrano una Federal Reserve spaccata sul taglio dei tassi, tra timori di inflazione e perdita di fiducia. Alcuni membri avrebbero preferito mantenerli invariati, altri si sono opposti.
Sul fronte delle aspettative di politica monetaria, il mercato prezza nuovamente una probabilità intorno al 35% per un taglio dei tassi nella riunione di dicembre, probabilità che era scesa al 20% prima dei dati occupazionali, mentre le prospettive complessive incorporano oltre 80 punti base di allentamento complessivo entro il 2026 (almeno tre tagli da 25 cent.). I rendimenti Usa sono scesi di circa 7 centesimi (10 anni al 4,07%) anche per via del calo delle borse che invece ha lasciato più indifferenti i tassi europei.
Vietata ogni riproduzione ed estrazione ex art. 70-quater della L. 633/41