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Giovedì, 31 luglio 2025 - Aggiornato alle 6.00

IMPRESA

Fattori addizionali di rischio nel costo del capitale rilevanti per i test di impairment

Possono comportare una variazione del costo del capitale anche di alcuni punti percentuali impattando sulla valutazione con il metodo del DCF

/ Stefano DE ROSA

Giovedì, 31 luglio 2025

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Il CNDCEC ha pubblicato il documento “I fattori addizionali di rischio nel costo del capitale per le valutazioni di bilancio e l’impairment test”, che rappresenta un utile strumento in contesti che richiedono l’applicazione di impairment test, operazione contabile che risulta essere molto delicata soprattutto in presenza di congiunture economiche e finanziarie negative e di turbolenze di mercato.

Nelle premesse del documento si ricorda che, in presenza di sintomi che possano evidenziare una potenziale perdita di valore, il redattore del bilancio sia tenuto a verificare che il valore contabile non sia inferiore al “valore recuperabile” inteso come il maggiore tra il fair value al netto dei costi di vendita e il valore d’uso.

Si evidenzia, inoltre, come nella prassi professionale in sede di impairment test per la valutazione delle partecipazioni e dell’avviamento, sia frequente rilevare l’applicazione di fattori addizionali di rischio all’interno della misura del costo del capitale aziendale. In tali ambiti “il calcolo del tasso di rischio risulta strumentale alla determinazione del valore recuperabile, nel momento in cui sia il valore d’uso e (nei casi di adozione di criteri finanziari) il fair value sono stimati per tramite dell’attualizzazione dei flussi finanziari”.

A tal proposito negli ultimi 40 anni sono stati individuati elementi addizionali di rischio rispetto al solo rischio azionario (misurato comunemente attraverso il coefficiente statistico beta), da tenere in considerazione per la valutazione d’azienda, in quanto possono comportare una variazione del costo del capitale anche di alcuni punti percentuali con un effetto significativo sulla valutazione attraverso il metodo finanziario della Discounted Cash Flow Analysis (DCF) per quanto concerne l’attualizzazione dei flussi prospettici.

Gli elementi solitamente considerati sono:
- il fattore di rischio dimensionale (size risk);
- il fattore di rischio Paese (country risk, qualora non sia stato già ponderato nella stima del premio al rischio azionario),
- il rischio di realizzazione del piano relativo alle fasi iniziali di sviluppo di una nuova iniziativa imprenditoriale (execution risk).

Si precisa che le considerazioni sviluppate nel testo possano valere, in linea teorica, sia per società quotate che per società non quotate, in quanto “le basi di identificazione dei fattori addizionali di rischio, rilevanti nell’ottica di investitori finanziari, non cambiano a seconda dello status di quotata o non quotata di un’impresa”.

Venendo alla struttura del documento, la prima parte è dedicata alla definizione e alle modalità di calcolo del costo del capitale aziendale. Successivamente si passa all’inquadramento teorico dei fattori addizionali di rischio nel costo del capitale aziendale, fornendo le relative modalità di calcolo e riservando una trattazione specifica al coefficiente “total beta” che fornisce una misura del rischio assoluto da sostituire alla misura del solo rischio sistematico rappresentata dal beta. Nella parte finale del documento viene esaminata la prospettiva di valutazione nelle due diverse ottiche autonoma (stand alone) e aggregata della Cash Generating Unit (CGU) oggetto di impairment.

Vengono poi proposti alcuni esempi applicativi per l’individuazione e l’elaborazione di fattori addizionali di rischio nel costo del capitale, “tenendo conto di alcune fattispecie aziendali di riferimento in casistiche comuni e riscontrabili sul mercato azionario”.
Chiudono il documento allegati con evidenze sul Country risk premium (per Paese) e sul Total beta (per settore industriale).

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