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Inviata alle parti sociali la bozza dello Statuto dei lavori

/ REDAZIONE

Giovedì, 11 novembre 2010

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Il Ministro del Lavoro Sacconi ha inviato alle parti sociali la bozza dello Statuto dei lavori (si tratta di un disegno di legge delega), con cui si intende riformare lo Statuto dei lavoratori, nato 40 anni fa (L. 300/1970). E a loro chiede “un necessario avviso comune”. Il testo, ha affermato nel corso di una conferenza stampa, solo “come modificato dalle parti sociali potrà essere presentato in Consiglio dei Ministri e quindi in Parlamento. È questa una scelta inusuale – ha sottolineato – non per la consultazione, ma per il fatto che il Governo ne condiziona la presentazione in CdM ad un avviso comune tra le parti”.

Lo Statuto dei Lavori “si divide in due parti: una contenente i diritti inderogabili perché sono universali, fondamentali; un’altra che, invece, contiene delle tutele, che già oggi nella legge sono modulate, che le parti sociali potranno, se vorranno, liberamente e responsabilmente adattare alle diverse situazioni di settore, di fabbrica, di territorio”. Tra i diritti fondamentali che non si toccano, Sacconi ha citato, per esempio, “il diritto allo sciopero, che non può essere certamente disposto dalle parti, la libertà di associazione sindacale, la sicurezza sul lavoro”. Lo Statuto dei lavori, inoltre, ha proseguito, “si rivolge anche ai contratti a progetto in mono-committenza sostanziale, cioè quando di fatto il lavoratore dipende da un solo committente ed é come fosse un subordinato”. Nell’articolo 1 della delega si indica, infatti, “l’identificazione di un nucleo di diritti universali e indisponibili, di rilevanza costituzionale e coerenti con la Carta dei diritti fondamentali dell’UE, applicabili a tutti i rapporti dipendenti e alle collaborazioni a progetto rese in regime di sostanziale mono-committenza”. E “la conseguente identificazione della rimanente area di tutele, con possibilità per la contrattazione collettiva di una loro modulazione e promozione nei settori, nelle aziende e nei territori, anche in deroga alle norme di legge, valorizzando il ruolo e le funzioni degli organismi bilaterali”. Capacità che rimanda alla contrattazione collettiva.

A chi gli ha chiesto se l’art.18 dello Statuto dei lavoratori (l’articolo sulla giusta causa per il licenziamento contenuto nella legge 300 del 1970) sarà modificato con il nuovo Statuto dei lavori, il Ministro ha risposto: “Non lo so, decidono le parti. Non dipende da me. Noi non modifichiamo niente, sono le parti sociali che discutono questi temi. Questa non è una fuga dalle responsabilità – ha aggiunto Sacconi in conferenza stampa – è una scelta politica consapevole, potrei dire premiale nei confronti delle parti sociali che hanno mostrato di saper decidere e di saper fare accordi anche per la produttività”. (Redazione)

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