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LETTERE

Delegati Cassa, rimandate a tempi migliori l’aumento contributivo al 12%

Martedì, 24 maggio 2011

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Caro Direttore,
mi permetto di entrare anch’io, da diretto interessato, nell’attuale dibattito in merito all’innalzamento del contributo soggettivo per i commercialisti.
Condivido il documento presentato in questi giorni dall’UNGDCEC per chiedere stringenti condizioni in ordine all’innalzamento contributivo al 12%. Anzi, se posso permettermi, andrei oltre chiedendo un passo indietro ai delegati della Cassa nel momento in cui si troveranno a votare la proposta.

Forse, a livello verticistico, non ci si rende conto delle difficoltà attuali dei giovani commercialisti. Ho letto su queste stesse pagine un intervento che asseriva come “con un reddito di 20.000 non si va da nessuna parte” riferito proprio alle nuove generazioni di professionisti (si veda la lettera “Riguardo ai colleghi anziani o affermati, sbagliato parlare di rendite di posizione” del 19 maggio scorso).
Ebbene, voglio dire che la realtà di un reddito medio di 20.000/30.000 euro è una realtà molto diffusa tra i giovani professionisti del nostro settore. E proprio lì sta il punto: la difficoltà di convivere con redditi che non permettono quella agiatezza che forse era possibile – per non dire diffusa – in passato.

Ma non è così semplice come si è voluto far intendere, le cose sono cambiate rispetto a venti anni fa: è vero che è il mercato a fare la selezione, ma si evita di dire che il mercato non è più quello di qualche decennio addietro. È un mercato vicino alla saturazione, in termini di numero di professionisti; è un mercato che non offre più le opportunità di una volta sia in termini qualitativi che quantitativi; è un mercato in cui la professionalità è difficilmente premiata, a scapito invece dell’economicità della prestazione.
Questa è la realtà dei giovani commercialisti di oggi: non di tutti, ma di molti sì.

Voglio ribadire un dato che riguarda ormai molti Ordini locali – compreso il mio – e che può essere significativo: capita sempre più di frequente che una parte dei professionisti iscritti all’Ordine siano morosi rispetto al pagamento della quota associativa annua che, ricordo, si aggira intorno ai 400/500 euro. Ebbene, io non credo che si tratti di semplici dimenticanze, ma penso verosimilmente che anche questo rispecchi la difficoltà di molti professionisti a convivere quotidianamente con le spese professionali sempre maggiori, a fronte di guadagni sempre inferiori.

Questa, forse, è la realtà di molti giovani professionisti di oggi, una realtà che probabilmente i professionisti che vengono da un’altra epoca ignorano e che fanno fatica a credere possibile. Ecco perché anch’io, come molti giovani professionisti, chiedo un passo indietro rispetto all’innalzamento del contributo soggettivo, lasciando la facoltà di scelta. Una riflessione si impone, poi, anche sull’innalzamento dell’integrativo al 5% che, come è stato già fatto notare, si traduce in una parcella più “pesante” per il cliente.

È vero, sono delle misure con le quali prima o poi dovremo fare i conti, ma mi sembra paradossale affrontare aumenti di tariffe o aumenti di contribuzioni nel periodo economicamente più delicato dal dopoguerra.
Chiedo, quantomeno, di sospendere questa decisione e rimandarla a tempi migliori e diversi; a tempi in cui un innalzamento del genere potrà essere meglio assorbito perché magari l’economia sarà ripartita e le occasioni professionali saranno aumentate.
Nel frattempo, diamo e dateci libertà di scegliere: chi può permettersi di versare di più versi di più, ma coloro che sono già in difficoltà con il versamento del 10% debbono avere la possibilità di scegliere. Magari opteranno per forme pensionistiche integrative.

È vero, è importante il domani, è importante il raggiungimento di una pensione adeguata dopo anni di professione, ma è bene sapere che se continuiamo ad aumentare la contribuzione integrativa e soggettiva molti – come sta già accadendo – non arriveranno nemmeno alla pensione, perché saranno indotti a lasciare prima la professione.
È importante il domani, ma è molto importante anche sopravvivere oggi.


Federico Sarti
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Prato

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