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LETTERE

Evasione? Cominciamo dai «patrioti» che eludono alla luce del sole

Giovedì, 22 settembre 2011

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Caro Direttore,
da “uomo della strada”, passeggiando per Venezia durante i giorni della Mostra del cinema, ho notato splendidi yacht di 90-100 metri con nomi da favola e bandiere da paradiso (fiscale). Leggendo i giornali locali, ho scoperto poi che questo o quello yacht appartengono al super-stilista, al mega-industriale, all’iper-magnate...

Allora, sempre da “uomo della strada”, a questo punto faccio alcune considerazioni.  Mi viene in mente la favola de Il Piccolo Principe: “L’essenziale è invisibile agli occhi”. A me pare che nel caso citato (e in molti altri) l’essenziale sia visibilissimo. Di fronte a certi fulgidi esempi di finanza “patriottica”, che bisogno c’è di arrovellarsi su leggi anti-evasione o su noiosi dibattiti su “patrimoniale sì, patrimoniale no” (un 80enne di mia conoscenza, avendo capito male, pensa che si discuta di tassa matrimoniale e, stando lui insieme alla moglie da 60 anni, teme di essere stangato “anche” dal Fisco...).

Che bisogno c’è di perdere tempo in leggi e leggine, quando basterebbe non girarsi dall’altra parte? Che bisogno c’è di creare task-force di agenti segreti “caccia evasori”? Abbiamo tutto davanti agli occhi, ragazzi. I nomi di chi porta nei paradisi fiscali i soldi fatti in Italia e nel mondo sono noti, arcinoti. E sono tanti. Ecco: iniziamo da qui. Da questi “patrioti”. L’Agenzia delle Entrate qualche volta faccia anche da Agenzia delle uscite (di capitali). E chi governa crei le condizioni affinché chi ha la testa del proprio impero in Italia paghi le tasse (tutte) qui, e non le eluda ai piedi di qualche bel castello lussemburghese o all’ombra di qualche palma caraibica. E magari, al più “patriottico” di loro, regaliamo in premio uno yacht.


Claudio Toschi
Treviso

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