Accertamenti automatici: bene il «no», ma che succede se sono fatti ugualmente?
Spettabile Redazione,
con riferimento all’articolo di Alessandro Borgoglio in tema di accertamenti da studi di settore, a commento della sentenza della C.T. Reg. di Torino (si veda “Accertamenti da studi validi anche senza altri elementi” del 28 ottobre scorso), pare di rilevare che l’atto di accertamento fosse basato soltanto sul mero scostamento dagli studi di settore, e sembra altresì che tutte le altre considerazioni (antieconomicità) siano state inserite successivamente, o da parte dell’Agenzia, o in supplenza da parte della C.T. Regionale. L’autore conclude dando atto di una giurisprudenza favorevole all’autonomia e sufficienza dell’atto di accertamento rispetto al mero scostamento richiesto dallo studio.
Il giorno prima, 27 ottobre, il Sole 24 Ore riportava alcune affermazioni del Dott. Befera, confermate l’indomani sullo stesso quotidiano dal Dott. Magistro. Nell’articolo citato, Befera “non solo ha annunciato i nuovi obiettivi qualitativi (nei quali peseranno anche i rapporti creati con i contribuenti), ma anche spiegato che quando gli uffici applicano strumenti in modo unilaterale, come per esempio facendo accertamenti da Gerico senza ulteriori riscontri, vengono presi provvedimenti disciplinari a carico dei funzionari responsabili”.
In questo caos quotidiano normativo, si fa fatica a capire. In buona sostanza, se è vero quello che affermano i dottori Befera e Magistro, probabilmente quell’atto non doveva neppure essere emanato e il funzionario, comunque, andava punito.
Sorge allora una domanda, a mio parere legittima: quanto affermato dai massimi organi dell’Agenzia è vero? Risulta quanto hanno affermato? Chi compie tali verifiche e quanti funzionari sono stati puniti, se si sono comportati in maniera non conforme?
Debbo anche, purtroppo, rilevare che alcune affermazioni dei massimi vertici dell’Agenzia vanno lievemente tarate. In un’intervista su Il Torresino dell’ODCEC di Bologna (numero di luglio/agosto 2010), è stato chiesto a Befera come si conciliano gli obiettivi di semplificazione amministrativa con l’obbligo di comunicazione per pagamenti superiori a 2.500 euro ai fini dell’antiriciclaggio, nonché per le operazioni rilevanti ai fini IVA oltre la soglia di 3mila euro. Ebbene, secondo il Direttore dell’Agenzia tali modifiche non dovrebbero costituire in problema, in quanto si tratterebbe di “dati che per il 90% verranno rilevati dai nostri sistemi informatici, anche perché la fattura cartacea non esiste praticamente più”, senza contare che – sempre secondo Befera – la maggior parte delle aziende è già collegata, per via informatica, all’Agenzia delle Entrate.
Affermazioni simili mi ricordano tanto quelle del Prof. Visco, quando sosteneva che in un Paese civile le dichiarazioni si presentano ad aprile: in linea di massima concordo, peccato che ci vorrebbe un Fisco un po’ diverso da quello nostrano.
Chi ama le classifiche può consultare il rapporto Doing Business 2012 per vedere come ci piazziamo: 134esimo posto su 183 Paesi esaminati a livello di sistema fiscale, mentre nella classifica generale ci superano Mongolia, Albania, Zambia, Romania e Ghana.
Sarebbe quindi interessante sviluppare l’argomento e approfondirlo, con l’auspicabile aiuto dei colleghi e del vostro quotidiano.
Paolo Ferrari
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Ferrara
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