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LETTERE

Alcune proposte costruttive e «ricostruttive» per tornare a crescere

Venerdì, 22 giugno 2012

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Caro Direttore,
desidero esprimere il mio apprezzamento per il percorso che intende coinvolgere le migliori energie del nostro mondo professionale, allo scopo di contribuire ad elaborare una nuova proposta per la crescita dell’Italia.

Viviamo una stagione caratterizzata da una crisi di dimensioni mondiali, con un’accentuazione del divario tra diversi terrritori (Nord-Sud), ma anche nell’ambito di una stessa area geografica; un’insopportabile disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile, fenomeni di microcriminalità, difficoltà di accesso al credito per le PMI e le famiglie, un abbandono costante dei nostri territori da parte dei giovani, un elevato costo di inserimento al lavoro; ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, che spesso determinano la cosiddetta insolvenza indotta, una fiscalità assai elevata che penalizza PMI e famiglie, il crollo del potere di acquisto per effetto dell’aumento dei prezzi determinato dall’impennata del prezzo del petrolio.

Che fare? Possibili idee “ricostruttive” con l’obiettivo della crescita, secondo autorevoli economisti premi Nobel (Stiglitz, Krugman), sono:
- investimenti in infrastrutture materiali (questo impone un ripensamento della realizzazione di investimenti e iniziative produttive, tra cui il rigassificatore a Brindisi, assurdamente bloccati più per ragioni ideologiche che per una seria analisi scientifica e socio-economica, peraltro senza aver consultato i cittadini con lo strumento democratico del referendum);
- investimenti in capitale umano, attraverso la formazione di eccellenza nelle Università, nonché tramite le Associazioni e le professioni, ricordando l’importanza strategica dell’economia della conoscenza;
- investimenti in capitale sociale, necessari per realizzare reti di fiducia e di relazioni.

Occorrono, inoltre, certezza nei pagamenti e nei comportamenti della P.A., una spesa pubblica che – secondo gli insegnamenti keynesiani e della Storia – compensi la riduzione della spesa dei privati e stimoli la crescita e l’occupazione; un’ineludibile riduzione delle imposte, soprattutto per le famiglie e le imprese, unitamente a una semplificazione del sistema tributario capace di alleggerire il peso fiscale e il debito privato mediante una sanatoria che abbatta sanzioni e interessi; un miglioramento del quadro istituzionale per l’impresa.

Rifkin, nel recente saggio “La terza rivoluzione industriale”, riconosce che tra Stato e mercato occorre il protagonismo dei corpi sociali intermedi e afferma che una fonte notevole di nuova occupazione è la società civile, definita come il luogo in cui si creano le reti di fiducia, e che costituisce un ambito economico in cui opera il terzo settore.

La stessa dottrina sociale della Chiesa ci ricorda che una democrazia economica compiuta e un sistema sociale esigono che, tra Stato e mercato, vi sia la partecipazione creativa e responsabile della società civile e dei corpi sociali intermedi (economia civile, terzo settore) per realizzare il valore della sussidiarietà.

Occorre, quindi, che la categoria dell’ottimo paretiano e quella dello scambio degli equivalenti siano affiancate dal principio di reciprocità, che postula proporzionalità per realizzare uno sviluppo non in senso additivo, ma moltiplicativo, allargando la platea dei soggetti che partecipano al processo produttivo con finalità di carattere sociale.


Gian Paolo Zeni
Presidente ODCEC Brindisi

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