Dovremmo scioperare contro la revoca dell’abilitazione agli invii telematici
Caro Direttore,
oltre alle ragioni già da te addotte sulla questione (si veda “A che pro la fuga in avanti della Direzione provinciale delle Entrate di Milano?” del 7 novembre), mi sento in dovere di esporre queste ulteriori considerazioni.
L’intermediario che invia le dichiarazioni dei clienti è un “postino”. Non altro.
Non si è mai visto, neppure nel più scalcinato ed autoritario Paese del mondo, che al postino vengano imputate responsabilità relative al contenuto delle lettere trasportate.
La presa di posizione della Direzione Provinciale di Milano lascia invece intendere che il postino deve essere in qualche modo responsabile del contenuto delle comunicazioni trasmesse.
La prima osservazione che mi sovviene è di applicare lo stesso criterio “al contrario”: cioè revocare la licenza ad emettere avvisi di irregolarità alle Direzioni Provinciali che si distinguano per un numero significativo di rilievi ai contribuenti che vengono annullati dai giudici – o da loro stessi.
Se così si facesse, accetterei molto, molto volentieri la sfida.
La seconda osservazione è: perché si è arrivati a tanto?
Ma cosa “frulla” nella testa del funzionario per arrivare a prendersela col postino? E a non rendersi conto che, così facendo, nessuno farà più il postino?
Vedo varie ragioni, mi limito ad elencarne alcune:
- L’Agenzia delle Entrate non risponde mai dei danni causati dai propri errori. Al limite, viene condannata al risarcimento delle sole spese di giudizio – peraltro in modo poco più che formale, perché le spese di un giudizio sono sistematicamente superiori a quelle liquidate dal giudice. Se non si risponde dei danni, si è portati a pensare che non se ne fanno: da lì a sentirsi autorizzati a scrivere qualsiasi cosa il passo è breve;
- l’associazione di idee “intermediario = amico del contribuente”, dimenticandosi che l’intermediario, in questa fase, svolge un vero e proprio servizio pubblico (spesso è l’unico modo per spedire un documento all’Agenzia) ma a spese private;
- l’abbandono della categoria da parte dei nostri vertici, che paiono più preoccupati di occupare le poltrone che di fare il bene della categoria;
- è inutile cercare il dialogo con una controparte che non perde occasione di dimostrare quanto poco si fidi di noi, e quanto poco sia obiettiva coi giudizi verso se stessa.
Una ragione in più per sostenere uno sciopero dei professionisti.
Vogliono levarci la licenza? Accontentiamoli. Spediamo tutto una settimana in ritardo. Poi ridiscuteremo.
Giampiero Guarnerio
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano
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