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LETTERE

Undici proposte per il Ministro Saccomanni

Martedì, 13 agosto 2013

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Gentile Redazione,
appare impossibile, oggi, cercare di far quadrare quello che non può quadrare, i conti pubblici. Non si possono fare manovre sulle entrate facendo sottrazioni e addizioni, spostando il carico fiscale da qui e là e viceversa. Le imposte sono già alte, eccessive, insostenibili; meglio trovare altre formule.
Ecco undici suggerimenti operativi al Ministro Fabrizio Saccomanni ispirati all’equità, alla praticità e alla convenienza, tutti limitati alle entrate. Quanto alle proposte sulle uscite, che in realtà sarebbero l’unico punto dove intervenire, si è già capito che non c’è alcuna volontà di intervenire, per cui si tralasciano.

1) Redditometro: nel modello UNICO prevedere un rigo ove dichiarare un reddito da redditometro, senza particolari specificazioni. Oggi, chi volesse magari ravvedersi, non sa proprio dove dichiarare un reddito senza natura specifica. Tanto, che male fa, a dichiarare? Paga le imposte, così almeno fino a un certo limite è coperto, anche se manca un riferimento specifico a una tipologia di reddito. Le entrate aumenterebbero, anche se non di molto, e non si intravvedono aspetti negativi.

2) Detrazioni 10%: si potrebbe allargare la deducibilità o la detrazione di certi oneri per le persone fisiche, peraltro limitandole al 10% o al 20%. Ci sarebbe più interesse a richiedere le fatture per prestazioni/acquisti deducibili.

3) Pagamento delle imposte in via anticipata, concedendo uno sconto pari al tasso dei BOT o dei BTP. I contribuenti potrebbero così scegliere se investire le loro risorse nel debito dello Stato, come già fanno, oppure in imposte anticipate; nel corso degli anni, poi, attingerebbero dal loro “tesoretto”. Magari il tutto potrebbe essere forfettarizzato con uno sconto dell’1%, poca cosa ma pur sempre apprezzabile. In Belgio, ormai circa 20 anni fa, così è stato fatto. Non sappiamo però con che esito.

4) Limitare le agevolazioni in agricoltura, ponendo un limite massimo di fatturato per la tassazione delle aziende agricole in base al reddito agrario. L’attuale utilizzo di questa agevolazione appare infatti improprio. Un caso per tutti: molte tra le più importanti cantine vitivinicole italiane vendono a prezzi elevati, ovviamente loro vini di qualità, senza legittimamente pagare le imposte, limitate dal riferimento del reddito agrario. L’agevolazione per gli agricoltori è un retaggio del passato: si deve mantenerla, ma è da porre un tetto massimo, ad esempio, 100.000 euro di fatturato; oltre, tassazione in base al bilancio.

5) Tassa sui trasporti, di persone e cose, favorendo così il km zero. I trasporti inquinano e necessitano di investimenti molto elevati, per le infrastrutture. Pare assurdo mangiare frutta fuori stagione. E viaggiare sempre più lontano, quando poco si conosce della propria nazione. Certo ci sarebbero proteste, ma la logica sarebbe rispettata.

6) Revisione del trattamento fiscale riservato alla Chiesa: ci si riferisce all’IMU, alla parziale esenzione IRES e a contributi vari.

7) Trasformazione agevolata, a regime, delle società commerciali in società semplici.

8) Prevedere, a regime, l’assegnazione agevolata ai soci, in caso di liquidazione di società.

9) Tasse sui beni: ogni epoca ha le sue tasse. Si cambia il modo di vivere, cambiano i consumi, ma il Principe (e ora il Governo) è sempre pronto a tassare il comportamento umano. Ai primi dell’800, quante lotte, in tutta Italia, contro l’odiosa tassa sul macinato che dava all’Erario oltre l’80% delle entrate totali. Poco importava se la gente povera moriva di fame, se i mugnai dovevano lavorare murati nei loro mulini; la farina era un bene essenziale, non se ne poteva fare a meno, ed ecco i vari Governi di quel tempo pronti a tassarla. Al tempo dei faraoni, ricordiamo il “Nilometro”, strumento che in base all’altezza dell’acqua nel pozzo stimava fertilità del terreno, raccolto e conseguenti imposte. A giorni nostri, il contatore dei giri della ruota del mulino è stato da tempo sostituito dall’erogatore della benzina. Stesso principio, stesso contatore, stessa tassa. Su ogni litro di benzina, circa tre quarti del prezzo pagato va all’Erario: un’esagerazione bella e buona. Per non parlare poi della tassazione della casa. Comunque, la tassa del futuro sarà su comunicazioni e internet. I francesi ci stanno già pensando: internet, tablet e smartphone da tassare.

10) Permute immobiliari: perché non agevolare il privato che cede il proprio bene all’impresa che lo ristruttura (lì o altrove)? Molte operazioni si sbloccherebbero, con benefici effetti per il mercato.

11) Tassa sulla pubblicità: la pubblicità è per lo più fastidiosa, sarebbe giusto che si facesse pagare per il disturbo. Ecco quindi, come qualche anno fa fu suggerito ma subito accantonato per i forti diffusi contrastanti interessi, la tassa sulla pubblicità. I giornali e le tv avrebbero un ulteriore calo degli introiti, è vero, ma ci sarebbe un po’ di tranquillità in più e i prodotti dovrebbero costare di meno.


Giuseppe Rebecca
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Vicenza

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