Il «vinometro» approda in Cassazione
Come il tovagliometro, è una metodologia legittima, ma deve essere condotta in modo attendibile
Il Fisco può utilizzare il criterio del consumo di vino per ricostruire indirettamente, con accertamento di tipo analitico-induttivo, i ricavi conseguiti da un ristorante, ma a tal fine deve utilizzare un metodo che non confligga con le possibilità teoriche di consumo di vino e di servizio dell’esercizio commerciale, a pena di inattendibilità nel suo complesso di tale metodologia di accertamento. È quanto stabilito dalla Cassazione, con l’interessante sentenza n. 1103/2017.
È da almeno due decenni che la Suprema Corte continua a convalidare il metodo accertativo che ormai è passato alla storia con il nome di “tovagliometro”. È stato così definito, infatti, lo strumento accertativo attraverso il quale – sulla base del conteggio dei tovaglioli utilizzati dagli esercenti
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