ACCEDI
Lunedì, 9 giugno 2025 - Aggiornato alle 6.00

LETTERE

Tornare a indicare il campo descrizione nell’F24 ci semplificherebbe la vita

Venerdì, 31 dicembre 2021

x
STAMPA

Gentile Redazione,
se siamo tutti d’accordo che le innovazioni digitali possono semplificare le attività amministrative per via della facilità con la quale si possono eseguire le elaborazioni più complesse (a pensare di calcolare oggi “a mano” l’importo dell’IRPEF mi verrebbe il mal di testa), è altrettanto vero che se è gestita ponendo l’attenzione principalmente nella comodità di chi riceve le comunicazioni si può ottenere il risultato opposto.

Prendo ad esempio il modello di versamento F24.
Quando i versamenti si facevano “a mano”, sulla carta, era rarissimo il caso di errare nell’indicare cosa si stesse versando: accanto al codice tributo, che è sempre esistito, c’era il campo “descrizione” scritto in lettere, che consentiva, anche in sede di elaborazione da parte della banca o dell’esattoria, di riscontrare immediatamente eventuali discordanze tra codice tributo e descrizione.

Con l’avvento del modello F24, chi lo ha predisposto ha pensato a come ragiona un computer – e soprattutto come ragiona il computer che riceve il versamento.
A esso il campo descrizione non serve, perché sebbene il computer sappia far di conto, in realtà non sa leggere. Così è stato eliminato.

Nel frattempo il numero dei codici tributo è cresciuto a dismisura, così come è cresciuto il caso dell’utilizzo dei crediti d’imposta in compensazione.
Addirittura si possono oggi compensare tributi con contributi che appartengono a gestioni amministrative diverse (ovvero: Agenzia delle Entrate e INPS).
Sfido oggi i colleghi a riconoscere “al volo” a cosa corrisponde un codice tributo qualsiasi, così come riportato sul modello F24.
Ci ricordiamo sicuramente di quelli più comuni, ma non tutti.

Ebbene, sommando la crescita smisurata dei codici tributo, l’accresciuta possibilità che nello stesso modulo se ne riportino in quantità smisurata (chi ha visto un versamento F24 per dipendenti la cui sede di lavoro o di residenza è sparpagliata su più Comuni o Regioni capisce meglio di cosa parlo) e l’assenza del campo descrizione, le possibilità di errore si moltiplicano esponenzialmente.

È vero che esiste un’apposita procedura per la rettifica dei codici tributo attraverso il canale “CIVIS”, che normalmente funziona.
Ma non sono pochi i casi ciò non funziona e potrebbe pure dare problemi sostanziali quando si incrociano errori sui crediti d’imposta in compensazione con versamenti previdenziali – portando a disconoscimento di versamenti pur in presenza di crediti disponibili – con l’ulteriore aggravio di avere DURC negativi.

Ecco, se tornassimo a indicare nel modello F24 il campo descrizione, non solo ci semplificheremmo la vita per capire cosa è stato versato, ma potremmo prevenire la gran parte degli errori sui codici tributo con risparmio di tempo per noi, per l’Agenzia delle Entrate, per l’INPS e, in definitiva, anche per le Commissioni tributarie.

Buon anno nuovo a tutti.


Giampiero Guarnerio
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano

TORNA SU