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Sabato, 25 ottobre 2025 - Aggiornato alle 6.00

PROFESSIONI

Volumi d’affari e aggregazioni in crescita per i consulenti del lavoro

Il Report presentato alla Convention di Napoli certifica lo stato di salute della categoria, arrivata a quota 26 mila iscritti

/ Savino GALLO

Sabato, 25 ottobre 2025

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Volumi d’affari saliti di quasi il 30% in cinque anni, aumento delle aggregazioni e costante crescita dimensionale degli studi che, via via, ampliano la propria offerta di servizi. Sono tutti positivi i principali indicatori contenuti nell’Indagine sull’evoluzione della professione di consulente del lavoro, realizzata dalla Fondazione Studi di categoria e presentata nel corso della Convention di Napoli, dove la professione guidata da Rosario De Luca sta celebrando il suo 60° anniversario.

Il Report, svolto attraverso un questionario a cui hanno risposto oltre 5.300 consulenti, fotografa una categoria in salute, in cui quasi due consulenti su tre (63,3%) si dicono molto soddisfatti della propria attività e più di uno su due (55,8%) è pronto a svilupparla ulteriormente nei prossimi cinque anni, attraverso investimenti e diversificazione dei servizi.

I numeri complessivi parlano di una professione arrivata a quota 26 mila iscritti (+ 33% in 25 anni) e di un volume d’affari medio che, dal 2019 al 2024, è passato da 87 mila a 112 mila euro (+ 28% con + 8% solo nell’ultimo anno). Oltre il 40% dei rispondenti ha dichiarato che il suo fatturato è aumentato tra il 2023 e il 2025, percentuale che arriva quasi al 50% nel Nord Est. In generale, il Nord fa registrare gli indicatori migliori rispetto alle altre parti d’Italia e questo si spiega anche con la maggiore spinta alla crescita dimensionale e organizzativa degli studi, che risulta decisiva per l’aumento dei servizi offerti e del giro d’affari.

Proprio al Nord, infatti, è maggiormente accentuata la tendenza alle aggregazioni, seppur all’interno di un trend di crescita su tutto il territorio nazionale. Nel complesso, la quota di consulenti che esercita in forma aggregata è passata dal 21,8% del 2021 al 25,6% del 2025 (con punte del 33,2% nel Nord Ovest e del 38,2% nel Nord Est). Tra questi, quasi il 15 è in studio associato o in STP con altri consulenti del lavoro, il 10,7% con professionisti appartenenti ad altre categorie. A oggi, le STP sono in tutto 808 e coinvolgono oltre 2 mila consulenti del lavoro. Di pari passo con l’evoluzione delle modalità di svolgimento della professione aumenta anche la dimensione degli studi. Rispetto al 2021, i titolari di studi senza addetti scendono al 30,8% (dal 36), mentre gli studi con più di tre addetti passano dal 35,4 al 42,5%. Tra questi, il 28,3% ha fino a 9 addetti, il 14,2% da 9 in su.

Quanto all’offerta di servizi, attorno al core business degli adempimenti in materia di lavoro e buste paga (erogati dal 92,2% degli studi), si diffondono sempre più la consulenza giuridica e contrattuale sui rapporti di lavoro (67,4%), la consulenza economica (59,2) e l’organizzazione e gestione del personale nelle aziende (47). Seguono relazioni e procedure sindacali (42,1), welfare aziendale (32,2) e consulenza previdenziale (28,2). Quasi la metà degli studi (48,4%) presidia la materia fiscale, occupandosi di adempimenti, mentre il 37,4% offre consulenza fiscale, finanziaria e societaria. Quasi due studi su dieci (18,9%) fanno certificazioni di contratti di lavoro e conciliazioni, mentre il 9,4% rilascia l’Asse.co (asseverazione dei contratti di lavoro) e il 4,7% certificazioni di parità/bilanci di genere.

Secondo i rispondenti al questionario, l’ampliamento dell’offerta di servizi passa dal rafforzamento delle competenze interne (formazione e nuove assunzioni), ma anche dagli investimenti tecnologici e dall’implementazione della collaborazione con altri studi. Non a caso, il 71,9% dei consulenti dichiara di lavorare stabilmente con altri studi e di questi il 35,6% ha a che fare con soggetti appartenenti ad altre professioni.

L’85,7% degli studi ha investito in tecnologia e digitale negli ultimi due anni: il 15% ha effettuato investimenti rilevanti, il 45% medi. E il trend sembra destinato a consolidarsi nel prossimo biennio. La metà dei consulenti che hanno partecipato al sondaggio si dice pronta a portare nel proprio studio, anche solo in via sperimentale, sistemi di intelligenza artificiale, ma c’è anche chi investirà nel rinnovo delle infrastrutture (48,7%), portali e app dedicate ai clienti (33,7%) e formazione delle risorse umane (32%).

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