Dismissione di beni pubblici con valorizzazione dell’impatto sociale e ambientale
Nel documento del CNDCEC viene proposta l’applicazione del modello di calcolo computazionale MAVT
Il CNDCEC ha pubblicato ieri il documento “Valorizzazione dell’impatto sociale e ambientale e obbligazioni non monetarie nelle procedure per la dismissione di beni pubblici”. Nell’ambito di procedure di dismissione (per la vendita, conferimento, locazione, concessione del bene), il contributo prende in esame la possibilità per le amministrazioni pubbliche di adottare un metodo valutativo che attribuisca rilievo all’impatto sociale e ambientale delle obbligazioni non monetarie assunte dall’operatore economico nell’offerta o nella proposta. In tal modo viene riconosciuta all’aggiudicatario una riduzione del corrispettivo monetario in misura pari a detto rilievo.
Come sottolineato nelle premesse del documento, “si tratta di un’opzione in grado di agevolare la gestione, valorizzazione e dismissione del patrimonio pubblico, soprattutto a favore di quelle amministrazioni che, nel tentare di dare concretezza alle strategie politiche in materia, si scontrano con carenze organizzative (che rendono inefficiente la gestione diretta del bene) o con l’assenza di risposte dal mercato (che non manifesta interesse all’acquisizione o gestione del bene)”.
In tale contesto, con l’applicazione del modello di calcolo computazionale MAVT (Multiple Attribute Value Theory):
- si evidenzia la compatibilità con il quadro normativo e giurisprudenziale;
- si descrivono le modalità di elaborazione, adozione e funzionamento del modello;
- si sottolinea la possibilità di un suo impiego generalizzato, previo adattamento alle specificità del caso concreto all’esito di un processo condiviso tra amministrazione e portatori di interesse;
- si approfondisce il tema della discrezionalità dell’amministrazione nel definire e utilizzare il modello, nonché delle cautele volte prevenire ricadute negative sul piano dell’interesse pubblico e della responsabilità erariale.
Per attrarre gli operatori ed evitare l’alternativa rappresentata da una non adeguata gestione del bene che, inevitabilmente, rischierebbe di andare incontro a uno stato di abbandono, l’amministrazione pubblica potrebbe indire una procedura selettiva nell’ambito della quale il corrispettivo base, fondato su una perizia, possa essere corrisposto solo in parte in denaro, mentre la restante parte sarebbe rappresentata dal valore dell’impatto sociale e ambientale positivo che deriverebbe dall’aggiudicazione. A tale valore si perviene mediante “l’applicazione di un modello di calcolo computazionale, e quindi in base a un complesso di criteri, indicatori, scale, pesi e funzioni predeterminati a monte della procedura, obiettivi verificabili, nel rispetto del rigore scientifico e della trasparenza”.
Tale soluzione:
- può essere senz’altro percorsa laddove sia riscontrata l’incapacità del bene di suscitare l’interesse degli operatori (come avviene, ad esempio, quando il bene non è aggiudicato a fronte di ripetute procedure di gara andate deserte, nonostante la progressiva diminuzione del prezzo-base);
- può essere praticata anche a prescindere dalla previa constatazione del fallimento di mercato, qualora l’amministrazione ritenga di privilegiare uno strumento in grado di valorizzare profili non meramente pecuniari, ma comunque economicamente rilevanti, sul piano sociale e su quello piano ambientale.
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