Per cessioni e affitti d’azienda digitali è solo un arrivederci
Gli atti di cessione e di affitto d’azienda, con firma digitale e deposito presso il registro delle imprese a cura di un dottore commercialista, per ora non si faranno.
Il Governo ha infatti rispedito il disegno di legge sulla semplificazione all’esame della Commissione Affari costituzionali della camera, non prima però di aver bocciato l’emendamento che introduceva questa possibilità e che, nel testo inizialmente approvato dalla Commissione e approdato in Aula, faceva bella mostra di sé nel provvedimento.
Credo sia però giusto sottolineare quel “per ora” utilizzato in apertura.
Non è gratuito sfoggio di ottimismo o ancor più gratuito sfogo di frustrazione, ma una semplice constatazione.
Con l’introduzione, nel 2008, della procedura semplificata per gli atti di cessione di quote di srl, si è ormai aperto un filone che è destinato a vivere di vita propria.
Prova ne è che questo emendamento, prima della bocciatura da parte del Governo, è arrivato all’esame dell’aula della Camera senza che nessuno lo avesse realmente spinto: ci è arrivato praticamente da solo, sulle sue gambe, senza bisogno di supporti artificiosi, come accade per tutte le buone idee.
La sua natura “genuina” e non eterodiretta era del resto comprovata da un testo dell’emendamento a dir poco approssimativo dal punto di vista tecnico, al quale avrebbero dovuto essere necessariamente apportare alcune modifiche, come per altro abbiamo avuto modo di sottolineare proprio dalle pagine di Eutekne.info nei giorni scorsi.
A differenza del 2008, sulle cessioni di quote di srl, quando vi fu una battaglia dai toni anche troppo accesi tra commercialisti e notai, questa volta le pressioni sono state a esclusivo appannaggio dei notai e hanno prodotto lo stop del provvedimento da parte del Governo.
Un suggerimento però agli amici notai, verso i quali non può che esservi stima e ammirazione per l’indiscutibile livello qualitativo che la loro professione garantisce al Paese insieme a quella dei commercialisti e alle altre professioni ordinistiche italiane: pare evidente che perseverano nell’adottare un atteggiamento controproducente, perché le motivazioni addotte a favore dell’eliminazione dell’emendamento sanno di vecchio.
Con scarsa fantasia, il Presidente uscente del notariato ha infatti ribadito che una simile soluzione metterebbe in pericolo l’affidabilità dei registri e il sistema giuridico in generale: si tratta delle stesse argomentazioni usate in occasione della cessione di quote, per le quali sono peraltro ancora oggi in corso strascichi giudiziari tra commercialisti e notai, atteso che è davvero spiacevole per i primi dover leggere simili affermazioni sui quotidiani (senza contare che il Notariato, per evitare di incorrere in sanzioni, aveva dovuto pubblicare una smentita; ora come la mettiamo, posto che l’oggetto cambia dalle quote alle aziende, ma la sostanza rimane la stessa?).
Il provvisorio diverso esito rispetto al 2008 non è dunque da ricercare in una maggiore sostenibilità delle tesi contrarie all’ampliamento della semplificazione (anzi, proprio i due anni di operatività dei trasferimenti di quote di srl con firma digitale, senza che ad oggi si siano verificati chissà quali sfracelli, è la più chiara dimostrazione di come tutti questi pericoli per il sistema in realtà non vi siano), bensì semplicemente nella scelta dei commercialisti di non premere sull’acceleratore, anche se è chiaro che leggere certe affermazioni, anziché ottimi silenzi non meno soddisfatti, fa veramente venire voglia di essere meno “utili al Paese” e più utili alla propria causa.
Giusto però resistere e mantenere il proprio aplomb: come per le cessioni di quote di srl, la norma di semplificazione arriverà presto o tardi anche per le cessioni e gli affitti di azienda.
È un dato inevitabile, perché troppi sono i punti di contatto (anche di evoluzione storica della normativa) per illudersi che possano rimanere ancora a lungo differenze procedurali tra i due ambiti.
E, come è già avvenuto per le cessioni di quote di srl, la norma di semplificazione produrrà molti atti con firma digitale, ma, al tempo stesso, manterrà molti atti nell’alveo della procedura ordinaria a cura del notaio, perché sono numerose le situazioni in cui l’indiscussa professionalità e terzietà del notaio rappresenta un oggettivo valore che le parti e i loro consulenti in primis desiderano e riconoscono come tale.