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LETTERE

Compensi per gli invii telematici, viene danneggiata la nostra immagine

Martedì, 8 febbraio 2011

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Caro Direttore,
il tuo quotidiano ha ospitato, in questi giorni, le voci sia di dottori commercialisti che di esponenti istituzionali della categoria che lamentavano un trattamento a dir poco distratto e penalizzante nei confronti degli oneri, sia diretti che indiretti, che la riforma tributaria telematica ha messo sulle nostre spalle, trasferendo dall’attività dell’Agenzia a quelle dei nostri studi tutta una complessa massa di adempimenti e formalità, a fronte di un compenso irrisorio.

Non possiamo che apprezzare la sensibilità dell’Agenzia delle Entrate, che con significativa tempestività (provvedimento del 2 febbraio 2011, si veda “Ritoccati i compensi per la trasmissione telematica delle dichiarazioni” del 4 febbraio 2011), ha aumentato da 1 a 1,03 euro il compenso per ogni invio significativo (!).

Penso non sia neppure stata percepita la sprezzante ironia di tale variazione.

Non so se nell’ordinamento, ancora non funzionante appieno, della class action, sia previsto l’oltraggio alla categoria, ma sarebbe proprio il caso di procedere in tal senso con la richiesta di danni d’immagine, e quantomeno sospendere tutte le fatturazioni all’Agenzia delle Entrate dei vari invii.

Appare comunque opportuno ripassare gli insegnamenti di diritto privato, dove l’art. 2233 del codice civile in materia di compenso per il lavoro autonomo recita, al secondo comma: “La misura del compenso deve essere adeguata all’importanza dell’opera ed al decoro della professione”.

O forse è un’altra voce che grida nel deserto di biblica memoria!


Alberto Arrigoni
Ordine dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili di Milano

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