Ecco perché scelgo di versare il contributo soggettivo minimo
Caro Direttore,
faccio seguito ad alcuni tuoi precedenti interventi.
Con riferimento alla tua classificazione di giovani attenti e disattenti rispetto al loro futuro previdenziale, permettimi di obiettare che, pur essendo uno di quelli che versano il minimo possibile come contributo soggettivo alla Cassa, non mi ritengo per nulla un “disattento”.
Preferisco gestire i miei denari come voglio, con investimenti che possano garantirmi una “pensione” alternativa, dal momento che la fiducia verso la Cassa è minata dalle seguenti questioni:
- i “paperoni” pensionati non intendono rinunciare a nulla di quel loro “diritto acquisito” versando poco o nulla;
- garanzie sul futuro della Cassa nessuno me le può dare (magari le regole cambieranno altre mille volte!);
- c’è sempre il rischio di assorbire la Cassa di Previdenza dei Ragionieri.
Ora non vorrei che si cominciasse a parlare pian piano di innalzamento dell’aliquota contributiva, per poi imporlo sostenendo che “serve” a garantire una pensione “dignitosa”: preferirei che venissero dette le cose col loro nome.
Davide Compagno
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Venezia
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