Aumento IVA, nuovi sacrifici: le ultime mosse di una classe politica inadeguata
Gentile Redazione,
premetto che vorrei complimentarmi per il vostro lavoro e per lo spazio editoriale che date agli iscritti.
La nostra professione concede meno possibilità di contatti al di fuori della ristretta cerchia di colleghi con i quali si collabora rispetto ad altre categorie, quali, ad esempio, gli avvocati.
È sempre con piacere che leggo i pensieri dei miei colleghi, e vi scrivo per manifestare il mio disappunto: che triste spettacolo.
A che livelli è giunta la pochezza tecnica e intellettuale dimostrata dalla nostra classe politica e che miseria constatare che, dei tanti tecnici che la assistono nello sfornare continue manovre, nessuno si erga lamentando il proprio sdegno, dichiarando apertamente che è una vergogna contribuire ad alimentare la produzione di cervellotici provvedimenti capaci di contraddire orientamenti, proclami e strategie di breve e medio periodo.
È irritante prendere atto che nessuno abbia l’onestà intellettuale di notare come una manovra che si basi per la maggior parte sull’aumento dell’aliquota delle imposte indirette non possa garantire la sostenibilità del pareggio di bilancio, che l’aumento dell’aliquota non necessariamente debba o possa corrispondere a un aumento del gettito.
Questo per due ovvie motivazioni:
- la base imponibile potrebbe diminuire in conseguenza della “non crescita” (dicono che è peccato parlare di recessione);
- l’Erario potrebbe non incassare tutte le imposte che maturano, visto che sono evidenti le difficoltà delle aziende nell’onorare i pagamenti e del concessionario per la riscossione a incassare coattivamente imposte da soggetti insolventi o soggetti ad una pluralità di procedure concorsuali.
È scoraggiante prendere atto inoltre che, invece di riformare la gestione della “cosa pubblica” con razionalità, volontà e determinazione, si preferisca ridurre le garanzie dello stato sociale.
Mi scuserete se, usando una similitudine di carattere aziendale, non posso che disapprovare chi, di fronte a una crisi aziendale, adotta la brillante soluzione di alzare i prezzi praticati alla clientela e ridurre gli stipendi alle maestranze, con buona pace di chi vorrebbe razionalizzare processi, analizzare procedure, prodotti, mercati, ecc.
Peccherò di presunzione pensando che la strategia intelligente e lungimirante di aumentare le imposte avrei potuto definirla anch’io? Alla prossima difficoltà ripristineranno l’Invim decennale? Riscopriranno la patrimoniale? Proporranno un nuovo condono fiscale? Adotteranno un prelievo forzoso dai conti correnti bancari? Aumenteranno qualche altra aliquota delle imposte dirette o indirette?
Allora complimenti a chi riesce a mettere in campo una serie di riforme che in lunghi anni sono costate la quasi immobilità dell’attività legislativa del Parlamento (almeno di quella utile al nostro Paese), a chi riesce a riproporre la propria faccia sempre e comunque perché non ha vergogna di nulla, a coloro che dopo averci detto per anni che tutto era sotto controllo, ora ci dice che ci dobbiamo sacrificare per il bene di tutti e per la salvezza della Patria.
Complimenti soprattutto perché, constatati i disastri compiuti, ancora quei “signori” riescono a mantenere il loro lavoro e i loro privilegi.
In altri contesti, qualunque manager inconcludente o incompetente sarebbe esonerato dalle proprie mansioni. In questo contesto, la sopravvivenza di molte imprese e la serenità di molte famiglie è in discussione.
Non nego le difficoltà evidenti in ogni ambito, non ultimo nella gestione dello Stato. Vorrei solo che le cariche dello Stato smettessero di essere territorio di conquista. Che qualcuno si prendesse la responsabilità politica, ma anche patrimoniale, dei danni che arreca. Che chi si dovesse rivelare inadeguato lasciasse lo spazio ad altri. Che chi si è guadagnato la fiducia durante le campagne elettorali avesse l’umiltà di capire che quello che conta, dopo la scuola dell’obbligo, non è l’impegno, ma sono i risultati, visto che la funzione sociale che svolge è, oltre che importante, anche retribuita.
Stefano Filippetto
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Treviso
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