Aprire la Cassa Ragionieri ad altri soggetti non è una soluzione
Egregio Direttore,
intervengo su un argomento oggetto del dibattito recente, pure da Lei ospitato, ovvero il tema della previdenza per coloro che sono iscritti, solo e semplicemente, al Registro dei revisori legali.
Gioverà premettere che oggi il conseguimento del titolo abilitativo all’esercizio della professione di Dottore Commercialista abilita anche alla funzione di revisore legale dei conti e non già il contrario. I soggetti cui faccio riferimento sono coloro che usufruirono della norma transitoria introdotta con l’istituzione del Registro dei revisori contabili, nel quale confluirono in quel momento tutti gli iscritti all’elenco dei Revisori ufficiali dei conti (RUC); come noto, questa qualifica si poteva conseguire con la mera attività di componente il collegio sindacale in società di qualunque tipo (anche cooperative) e con qualunque oggetto sociale, a prescindere dal percorso di studi svolto (in linea teorica, anche senza averne nessuno).
Pur comprendendo le preoccupazioni che, da qualche tempo, i vertici della Cassa di Previdenza dei Ragionieri stanno manifestando, fino a ieri assolutamente sereni e tranquilli sulla stabilità del proprio sistema, è sicuramente da non condividere l’invocazione circa la necessità di una ripresa dei loro flussi demografici attraverso un riconoscimento tout court di figure che nulla hanno a che vedere con il sistema ordinistico.
Se la stabilità è ritenuta seriamente compromessa, cosa peraltro proprio di recente esclusa dalle dichiarazioni di autorevoli esponenti del loro Consiglio di Amministrazione, non è pensabile che quella appena prospettata sia la soluzione migliore. Sanno bene i Dottori Commercialisti quante e quali azioni sono state portate avanti dai “cugini” Ragionieri nei vani (per loro) tentativi di arrivare all’unificazione delle due Casse. Non avendo raggiunto lo scopo (e che scopo), provano ora ad allargare la platea degli iscritti.
Nulla questio se ciò avvenisse attraverso una “ordinata” operazione, ma con le leggi oggi in vigore non vi è dubbio che i revisori legali, se trattasi di soggetti non già iscritti al nostro Albo, non potranno trovare “alloggio” nella Cassa di Previdenza dei Ragionieri. Ovviamente, mi sto riferendo agli iscritti al Registro che svolgono l’unica attività, ovvero quella della revisione legale.
Ma l’aspetto ancora più grave è che l’ipotesi in questione non appare risolutiva del problema dei Ragionieri: tra tutti gli attuali iscritti al Registro dei revisori legali, al netto di coloro che sono iscritti all’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, delle altre figure professionali (avvocati, consulenti del lavoro, etc.) e degli altri soggetti dipendenti della Pubblica Amministrazione, come tali tutti già inquadrati da un punto di vista previdenziale, quelli residui e potenzialmente iscrivibili alla Cassa di Previdenza dei Ragionieri sarebbero assolutamente in numero esiguo e ad estinzione. Pertanto, non capaci di rialimentare adeguatamente le loro entrate, necessarie per assicurare quella stabilità al proprio sistema, oggi fissata dalla legge in un periodo ben più ampio.
Ritengo, quindi, che il nostro Consiglio nazionale debba assumere in proposito una posizione netta e possibilmente unanime, in quanto non è assolutamente sostenibile un’iniziativa in tal senso, perché i danni provocati a tutto il sistema delle Casse di Previdenza privata, che come noto è incardinato sull’esistenza delle professioni ordinistiche, sarebbero di sicuro maggiori rispetto ai potenziali benefici. Piuttosto, se qualcosa davvero si vuol fare per gli iscritti al nostro Albo, si dovrebbe celermente trovare la soluzione all’inquadramento previdenziale degli Esperti Contabili, ancora oggi privi di una loro “casa” naturale.
Basti ricordare, in merito, con quali energie il nostro vertice di categoria sta tentando di difendersi dai continui attacchi che pervengono dal mondo politico parlamentare (si vedano le varie manovre finanziarie dell’estate), da Confindustria con l’invocata liberalizzazione delle professioni e, ancora, dal Presidente dell’Antitrust che di recente, al Congresso dei Notai, ha ventilato l’idea balzana che l’abbattimento del sistema ordinistico potrebbe portare addirittura a un aumento del PIL (?).
Pertanto, la soluzione ai noti problemi dei Ragionieri è da ricercare altrove, ovviamente scartata a priori l’ipotesi che siano i Dottori Commercialisti in qualche maniera, diretta e/o indiretta, a coprire la loro previdenza.
Mariagrazia Messa
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bari
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