Un controllo stringente e direttive precise rivelano la subordinazione
La flessibilità di orario a discrezione del collaboratore e il «nomen juris» non bastano all’azienda per dimostrare la natura autonoma del rapporto
In materia di qualificazione del rapporto di lavoro, la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4476 di ieri, ribadisce l’importanza e la corretta valutazione di elementi significativi ai fini del riconoscimento della subordinazione, quali ad esempio l’inserimento del lavoratore nell’organizzazione dell’azienda e il suo assoggettamento al potere direttivo e di controllo esercitato dal datore di lavoro.
In presenza di tali indicatori, nel caso di specie, non risultano decisivi, per affermare invece la natura autonoma del rapporto, né il nomen juris utilizzato per il contratto e neppure la dimostrazione, da parte dell’azienda, della possibilità del lavoratore di gestire in modo autonomo e flessibile l’orario di lavoro, pur nel limite delle ore ...
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