ACCEDI
Martedì, 3 giugno 2025 - Aggiornato alle 6.00

LETTERE

È giusto che anche i fondi pensionistici privati razionalizzino i costi

Mercoledì, 5 settembre 2012

x
STAMPA

Caro Direttore,
la crisi economica in atto ormai da anni impone pesanti riflessioni che stanno coinvolgendo tutto l’Occidente e che riguardano anche alcuni aspetti del welfare e dell’assetto pensionistico italiano, estendendosi ovviamente alla variegata galassia delle professioni. La riduzione delle attività degli studi e, conseguentemente, degli introiti dei professionisti, è sotto gli occhi tutti. Dirette ripercussioni si hanno sugli Ordini professionali e sulle Casse di previdenza.

Come ho avuto modo di affermare già in passato, la crisi può però costituire un’importante occasione per dare vita a opere di rinnovamento, all’interno degli Enti, che siano all’insegna della trasparenza e mirino ad approntare efficaci azioni di razionalizzazione ed efficienza delle spese.

Si tratta di un tema cruciale: in un periodo in cui anche lo Stato italiano sta facendo una “cura dimagrante”, è giusto che i fondi pensionistici privati si apprestino a razionalizzare i costi, intervenendo sui compensi dei CdA e sulla duplicazione degli organi. Il Consiglio di amministrazione della Cassa nazionale di previdenza dei Ragionieri ha affidato un incarico di analisi al suo interno (senza quindi andare a procurare ulteriori costi), che si concluderà nel mese di ottobre e che poi lascerà spazio alle attività conseguenti rispetto a ciò che emergerà da questo lavoro. Già da tempo, ad ogni modo, la Cassa Ragionieri ha manifestato grande attenzione alla tematica dei costi, abbassando i tetti per i rimborsi e le spese dei consiglieri e dei delegati. I gettoni di presenza, tra l’altro, sono tra i meno elevati del settore.

Tutto ciò avviene nel contesto globale della riforma delle professioni, che arriva dopo anni di discussioni e che dimostra l’utilità degli Ordini, che spesso vengono ingiustamente considerati alla stregua di organismi corporativi. Inoltre, è importante che alle Casse venga riconosciuta la possibilità di negoziare l’assicurazione divenuta ormai obbligatoria.

È ovvio, però, che ad oggi nessuno conosce gli andamenti della demografia in archi temporali di cinquant’anni. Condividere strutture tra alcuni fondi o unirsi può, quindi, rappresentare la scelta giusta, tutelando la missione stessa degli Istituti di previdenza: un aspetto che coinvolge soprattutto i Ragionieri e i Dottori commercialisti, ad oggi separati in una casa comune, visto che di fatto fanno le stesse cose. Perché ciò sia possibile, è necessario muoversi nell’interesse della categoria, cercando di rompere quelle posizioni personali a difesa delle autonomie e ponendo fine al vuoto normativo in materia previdenziale creatosi in seguito all’unificazione degli Ordini. La previdenza è fatta di numeri: entrate e uscite, null’altro. Le entrate sono i contributi, le uscite sono le pensioni. Sono soldi gli uni e gli altri. E una Cassa di Previdenza è solida solo con i grandi numeri, non con pochi iscritti “puri ed eletti”.


Paolo Saltarelli
Presidente CNPR

TORNA SU